Why War? (2024) di Amos Gitai

di Letizia Piredda

Con questo film Amos Gitai vuole  porre il quesito per eccellenza in un momento in cui siamo dilaniati da guerre che tendono ad espandersi e a moltiplicarsi, mentre le trattative di pace diventano sempre più fumose e inesistenti. A questo scopo riprende lo scambio epistolare tra Albert Einstein e Sigmund Freud, che nei primi anni ’30 furono invitati dalla Società delle Nazioni a riflettere e dialogare sul perché della guerra. Concepito proprio all’indomani dell’assalto di Hamas e della terribile offensiva israeliana, Why war tenta di stabilire un dialogo con la cruda realtà presente in Gaza, partendo dalla ferrea convinzione che anche il cinema può e deve influire cercando in tutti i modi di arrestare le atrocità della guerra.
Mescola consapevolmente i due linguaggi: il documentario e la fiction, tanto che non è stato facile decidere dove collocarlo, ma quello che conta è la riflessione e l’introspezione a cui  sollecita ognuno di noi.

Alcune scene del film

Con Susan Sontag il regista si chiede come reagiamo noi al bollettino di guerra e alle scene di distruzione che immancabilmente la TV ci porta in casa ogni giorno. Cerchiamo di fare qualcosa? O ci rifugiamo nel nostro bozzolo, al sicuro nelle nostre case? Riporta l’accusa di Susan Sontag e Virginia Wolf che il genere maschile favorisce la violenza, mentre Einstein a suo tempo invocava un’autorità sovranazionale in grado di arrestare le guerre, e Freud affermava amaramente che Eros e Thanatos sono impulsi innati  e strettamente collegati l’uno all’altro. Ma sono valide ancora oggi le posizioni di Freud e Einstein ?

Nella precedente opera Shikun (2024) quasi un’installazione artistica aveva rappresentato tutto lo sconcerto, il senso di smarrimento e di follia di fronte al conflitto israelo-palestinese, manifestando apertamente la sua posizione fortemente critica nei confronti del proprio governo. E ora con questo film in cui si mescolano documentario e finzione, dove non si vede mai la guerra, con le sue vittime e la sua distruzione, e la sua devastazione, si chiede e ci chiede coinvolgendoci con una forza straordinaria di riflettere, di andare a fondo, di mobilitarci, di essere presenti  su questa realtà terribile che riguarda tutti, ognuno di noi.

“Non c’è niente da vincere, tranne la morte” aveva detto in un’intervista, e cosìcon artisti di cinema e di teatro che godono pienamente la sua stima, quali Irene Jacob, Mathieu Amalric, Micha Lescot e altri riesce ad attualizzare quel dibattito tra Einstein e Freud che risale a un secolo fa, ponendosi e ponendoci di nuovo di fronte a uno degli interrogativi più dilanianti che possano esistere per il genere umano: Why war?

Informazioni su Letizia Piredda 184 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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