Fiore mio di Paolo Cognetti

di Martina Cossia Castiglioni

Paolo Cognetti, per usare le sue parole, è «un milanese innamorato della montagna». E alla montagna, dove passa lunghi periodi dell’anno, lo scrittore ha dedicato romanzi (il più celebre è Le otto montagne, dal quale è stato tratto il film omonimo di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch) e resoconti di viaggio (come Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya). Oggi la sua montagna – quella di Estoul, piccolo borgo della Val d’Ayas, ai piedi del Monte Rosa – è al centro del primo film da lui scritto, diretto e interpretato, Fiore mio. La pellicola, presentata in anteprima all’ultimo Festival di Locarno, poi al Festival dei Popoli di Firenze, è ora nelle sale italiane per tre giorni, fino al 27 novembre.

In passato Cognetti, che si è diplomato nel 1999 alla Civica Scuola di Cinema di Milano, si era già cimentato nel genere del documentario. Ma Fiore mio – girato a maggio/giugno del 2023 e a settembre dello stesso anno – è un viaggio più intimo e personale nei suoi luoghi dell’anima. E sono questi i posti che l’autore ci racconta e ci mostra, attraverso la bella fotografia di Ruben Impens, conosciuto sul set di Le otto montagne. Seguiamo Paolo Cognetti nelle lunghe passeggiate che insieme al cane Laki (suo fedele compagno di vita da dodici anni) fa tra le cime del Monte Rosa, il cui nome deriva dal latino rosia che significa “ghiacciaio”.

Nel cammino incontriamo anche i suoi amici della montagna, ascoltiamo le loro voci. Remigio, l’amico di sempre, nato e cresciuto in Val d’Ayas, che ha accompagnato Cognetti in Himalaya; la guida alpina Arturo Squinobal, 80 anni, che conosce tutte le montagne della zona; Marta, la figlia di quest’ultimo, insegnante di yoga, che gestisce il rifugio Oreste (dal nome dello zio) ai piedi del Monte Rosa, dove la cucina è interamente vegana. E poi lo sherpa d’alta quota Sete, che vive tra Italia e Nepal (il termine sherpa, nome di un gruppo etnico delle montagne del Nepal, per estensione è oggi applicato a tutte le guide e ai portatori di alta quota, anche se di altre etnie); e Corinne, e Mia, che accolgono i turisti nei rifugi.

Molti di loro erano in sala lo scorso 19 novembre, all’anteprima stampa di Fiore mio al cinema Anteo, dove Paolo Cognetti ha presentato il film con Vasco Brondi, amico fraterno e autore della bella colonna sonora. Gli «amici della montagna», come li ha chiamati lo scrittore, presenti per testimoniare la loro amicizia con lui e la loro comune passione per i monti. Fiore mio si guarda con piacere, eppure, paradossalmente, è come se mancasse l’emozione. Ammiriamo gli scenari, percepiamo l’amore dei protagonisti per le loro montagne, ma rimane una sorta di distanza emotiva tra ciò che vediamo e ascoltiamo, e il cuore di noi spettatori. Resta comunque un lavoro interessante, che propone molti spunti di riflessione.

Informazioni su Martina Cossia Castiglioni 20 Articoli
MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.
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