Nero a metà. Sulle tracce di Pino Daniele

di Martina Cossia Castiglioni

ll 21 marzo 1980 usciva Nero a metà, terzo album di Pino Daniele, il disco della sua consacrazione a livello nazionale. Il titolo (oltre ad alludere alle origini del musicista al quale è dedicato, Mario Musella degli Showmen) rispecchia molto bene la doppia anima di Daniele, che all’influenza della tradizione partenopea mescola il rock e il blues, creando qualcosa di nuovo e di unico. Dal 4 al 6 gennaio – ma dato il successo alcune sale ne hanno prolungato per alcuni giorni la programmazione – è stato proiettato al cinema il documentario Pino Daniele. Nero a metà, di Marco Spagnoli (regista e co autore) e Stefano Senardi, discografico dell’artista all’inizio degli anni Novanta. A dieci anni dalla sua scomparsa, il film ripercorre i primi passi del cantautore napoletano, alternando immagini di repertorio a stralci di interviste inedite e alle testimonianze di collaboratori e amici. Gli esordi di Pino Daniele, negli anni Settanta, coincidono con un periodo di grande fermento, quando nel capoluogo campano band come gli Showmen e Napoli Centrale, senza rinnegare la tradizione, iniziano a rinnovare la musica. Oggi si parla di Neapolitan Power, includendo artisti come Edoardo Bennato, Jenny Sorrenti, Eugenio Bennato e Teresa De Sio con il gruppo Musica Nova, Toni Esposito, James Senese e molti altri. Di questa rivoluzione Pino Daniele diventerà in seguito uno dei maggiori rappresentanti.

Nel documentario di Senardi, Enzo Avitabile parla dell’epoca dei Batracomiomachia, il primo gruppo fondato da Daniele con Rino Zurzolo, Rosario Jermano, Paolo Raffone ed Enzo Ciervo, mentre James Senese rievoca il primo incontro con il giovane Pino e la scelta di fargli suonare il basso nei Napoli Centrale. Claudio Poggi, giornalista e produttore del primissimo lp di Daniele (dal secondo album fino al sesto, Musicante, il produttore sarà invece Willy David) ricorda con Bruno Tebaldi, allora direttore artistico della EMI, il giorno in cui il «Nero a metà» firmò il contratto per Terra mia, forse il suo disco più «politico». Parlano anche, nel docufilm, i musicisti che per anni hanno collaborato con Pino Daniele: Gigi De Rienzo, Ernesto Vitolo, Toni Cercola, Tullio De Piscopo, Toni Esposito. E poi Enzo Gragnaniello, Roberto Giangrande, i giornalisti Carmine Aymone e Gino Castaldo, le cantanti Fausta Vetere (Nuova Compagnia di Canto Popolare), Teresa De Sio e Petra Montecorvino. Da queste testimonianze emerge il ritratto di un artista che componeva pezzi straordinari con grande facilità e che nei concerti lasciava molto spazio ai suoi musicisti perché, citando Enzo Avitabile, la «nostra fortuna non era suonare per Pino, ma con Pino».

Stefano Senardi sa mettersi da una parte e lasciar parlare chi, come lui, ha conosciuto il cantante napoletano. E a mano a mano che il documentario va avanti, a parlare è Pino Daniele, nelle interviste ma soprattutto nelle immagini dei suoi concerti. Come quello (epocale) del 19 settembre 1981 a Napoli, quando oltre duecentomila persone riempirono la piazza del Plebiscito per ascoltare il «Nero a metà». Napoli è l’altra protagonista del film, girato in questa città rimasta sempre nel cuore di Pino Daniele e fondamento della sua poetica.

Informazioni su Martina Cossia Castiglioni 23 Articoli
MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.
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