
di Tano Pirrone
Se il regista si chiama Roberto Andò ed è siciliano di Palermo; e se la storia si basa su fatti storici ed eroici il cui artefice fu l’Eroe dei Due Mondi, Garibaldi Peppino da Nizza (Savoia); e se ancora perno della narrazione è uno degli attori più duttili della cinematografia nostrana del Millennio Terzo, tale Toni Servillo, nel ruolo del valoroso colonnello Orsini, personaggio storico protagonista della genialata garibaldina di cui nel film trattasi; se poi, in prima linea, ci sono due attori comici scafatissimi e iper collaudati come Ficarra e Picone: siciliani che dal Continente pensano di tornare in Sicilia, arruolandosi fra i Mille della leggendaria spedizione di Garibaldi: camicie rosse opportuniste, poi, subito ai primi fuochi, disertori; poi eroi per necessità. Se tutto questo fa parte del film di cui scriviamo, allora questo film è tutto tranne che un abbaglio!

Il film come tutti quelli diretti da Roberto Andò è filologicamente accurato, lasciando giusto i margini necessari alla narrazione creativa cinematografica, che è equilibrata e serve la causa per cui combatte con puntiglio, serietà e grande soddisfazione del fortunato pubblico. Linea costante, per l’intellettuale a tutto tondo palermitano, sin dal suo post-esordio del 2004 con l’ottimo Il manoscritto del Principe. Nove anni prima (1995) l’esordio colto e complesso Diario senza date.
Decisiva, per sua ammissione, la sua formazione radicata nella letteratura, e l’amicizia formativa con Leonardo Sciascia negli anni della maturazione: aveva giusto vent’anni alla morte dell’intellettuale agrigentino. Questa forte base culturale gli assicura approcci mai banali, ma approfonditi e misurati non solo nel cinema, ma anche nel teatro e nella direzione di opere liriche; in entrambi i campi con riconosciuti meriti.



Il cuore del nostro Risorgimento è stato narrato in letteratura e nel cinema in modo forse non sufficiente, e soprattutto non in profondità, privandoci dell’Epopea di cui avremmo ed abbiamo ancora bisogno, soprattutto in questa carestia morale e politica in cui affondiamo lentamente, ma inesorabilmente, insieme con i compagni di strada di quella buffa cosa che qualcuno chiama ancora Europa. Due piccoli libri suggerisco di leggere per comprendere meglio la Storia anche quando è plasmata per il Cinema: due libri, scritti dall’ottimo Luciano Bianciardi: che di personaggi strani ci capiva: Da Quarto a Torino (1972) e Garibaldi (1972).
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