Berlinale 75: il Grande Freddo

di Giulia Pugliese

Prendiamo in prestito il titolo di un grande film degli anni ’80 per parlare della Berlinale di quest’anno. Il Grande Freddo per i -7 gradi raggiunti, ma anche per la reazione del pubblico ai film, alquanto tiepida. Il livello dei film di quest’anno, proprio nell’anniversario dei 75 anni della Berlinale, non è stato alto.

Concorso: Questa Berlinale, specie nel concorso, non ha brillato per qualità: alcuni film non erano degni di una competizione così prestigiosa e importante, altri possiamo dire che erano imbarazzanti e alquanto brutti. Tuttavia, il concorso ha spaziato per temi, stili, generi ed è riuscito a dare l’idea del cinema contemporaneo, che forse possiamo dire essere in crisi, con poche idee e troppa voglia di originalità. Degni di nota sono Blue Moon di Richard Linklater, Dreams di Michel Franco, Dreams (Sex Love) di Dag Johan Haugerud, What That Nature Say to You di Hong Sang-soo, If You Had Legs I’d Kick You di Mary Bronstein, Kontinental ’25 di Radu Jude, Living the Land di Huo Meng e The Blue Trail di Gabriel Mascaro. 8 su 21 è davvero poco.

Sezioni collaterali: Meglio le sezioni collaterali come Panorama, Forum e Generation Kplus, dove viene messo in scena un cinema più sperimentale, con uno sguardo al mondo e ai giovani. Opere particolarmente convincenti sono Letter from Wolf Street, The Heart Is a Muscle, Lesbian Space Princess, Die Möllner Briefe, Yalla Parkour, After Dreaming, Cannone Effimero (l’unico film italiano che ha ricevuto la menzione speciale della giuria come miglior documentario), Colossal, Evidence, Holding Liat, La memoria de las mariposas, The Swan of Fedor Ozerov. Purtroppo, c’è poca speranza che questi film vengano distribuiti in Italia. Di grande stimolo le sezioni Prospective (opere prime) e quella che riguarda i giovani Generation Kplus.

I documentari: La Berlinale si riconferma un festival più interessante per i documentari che per il cinema di finzione. Ce ne sono di tutti i tipi: d’attualità, storici, sperimentali e anche molto specifici, come Palliative Care Unit, che parla di un reparto di cure palliative a Berlino, il nostro Cannone Effimero, che racconta la musica folk italiana, o Queer as Punk, sulla scena punk queer dell’Islamica Malesia. Un occhio su un tipo di cinema in crescita, che offre uno sguardo sul mondo e sul contemporaneo. Bisogna guardare questi prodotti!
L’esperienza della Berlinale: Se si rimane nella cittadella di Potsdamer Platz, si perde metà dell’esperienza della Berlinale, perché è bello vedere i cinema cittadini e la città di Berlino, tenendo conto però delle distanze. Quindi, magari, si possono alternare giornate itineranti con giornate più stanziali.
Il contesto di questa 75ª Berlinale: La Germania è in crisi economica e politica. Per il secondo anno è in recessione economica, e questo si fa sentire: c’è molta marginalità e non si ha più quell’idea di ricchezza che si respirava qualche anno fa. È caduto il governo Scholz e si è andati a elezioni anticipate. Persino la Germania, con la sua storia, sta andando a destra. Non c’era giorno senza una manifestazione contro il partito dell’estrema destra, AfD. Alla Berlinale, che forse è il festival più immerso nella città, questo si è sentito, e sono stati presentati prodotti come Das Deutsche Volk, che racconta della strage compiuta da un estremista di destra che ha portato alla morte di 11 persone e al ferimento di altre cinque con background migratorio; 2024 (2023), che in una messa in scena sperimentale mette in luce quanto la società tedesce sia ancora antisemita, ipocritamente attaccata a slogan e bandiere di inclusione; o il documentario The Möllner Letters, incentrato sull’attentato di matrice razzista di Mölln. La Germania ha bisogno e voglia di parlare del proprio passato e guardarlo con una lente nuova.
In ogni caso, è agghiacciante che la Germania vada a destra. Bisogna fermare quest’onda nera che sta invadendo le nostre vite! Per fortuna l’AfD non ha vinto, e questo ci rincuora e ci fa tirare un sospiro di sollievo, ma dobbiamo rimanere vigili!

Palestina-Israele: Questa è l’unica foto che ho fatto a Berlino e rappresenta il dibattito che c’era all’interno della Berlinale su Palestina-Israele. Come potete capire dalla foto, il dibattito è molto polarizzato e a tratti crudele, tra chi vorrebbe che Gaza diventasse il parco giochi di Trump e chi vorrebbe uccidere gli ebrei, anche europei, nel paese che, tra l’altro, ci è quasi riuscito. Su questo antisemitismo nascosto riflette 2024 (2023). Infatti, il giorno dopo la mia partenza, c’è stato un attentato alla sinagoga di Berlino.
Per fortuna, l’arte ci viene incontro con due documentari molto belli ed equilibrati: Holding Liat di Brandon Krame e Yalla Parkour di Areeb Zuaiter, per chi vuole andare oltre gli slogan e gli stereotipi.
Russia-Ucraina: Quando invece si parla di Ucraina, i tedeschi sanno da che parte stare. Tra l’altro, Berlino è una distesa di bandiere ucraine. C’erano ben quattro documentari sul conflitto russo-ucraino: Time to Target di Vitaly Mansky, Special Operation di Oleksiy Radynski, Timestamp (in concorso) e When Lightning Flashes Over the Sea di Eva Neymann. Io ho visto solo quello in concorso, che mi ha lasciato abbastanza perplessa a livello di contenuti. Il racconto del presente è importante, ma non so se il livello qualitativo dei prodotti lo sia altrettanto.
Cara Berlinale: Dopo 75 anni, la Berlinale non sa ancora cosa vuole essere. Ciò che è certo, è che è il più grande mercato europeo, e questa caratteristica andrebbe valorizzata. C’è stato un cambio di direzione da Carlo Chatrian a Tricia Turtle, e c’è odore di cambiamenti e novità. Tuttavia, la Berlinale non ha ancora una visione specifica di cosa vuole essere. I festival sono in crisi e non avere un’identità chiara non giova. Il festival tedesco dovrebbe smettere di rincorre Venezia e Cannes, il primo più ricettivo per gli artisti, il secondo più glamour. La scelta degli ospiti internazionali maschili dettata dagli ormoni di un sedicenne: Timotheé Chalamet, Jacob Elordi e Robert Pattinson. Aiuta davvero un festival così?
La Berlinale potrebbe decidere di ampliare le sezioni collaterali, diventando il principale festival di documentario europeo, scelta azzardata, la gente alla fine viene a vedere le opere di finzione o aumentare la ricezione di film sperimentali, rischiando di diventare una Locarno2. La soluzione che forse accontenterebbe tutti e dare più importanza alla Sezione giovani, specie in una città giovane e underground come Berlino. Questo aspetto che il Festival rifugge potrebbe diventare la sua forza, visto che al Lido e Cannes, nascono per essere mete estive per gli anziani e feste non ne si fanno più.

La polemica: In un festival piatto, l’unico film che ha destato qualche polemica è stato The Ice Tower di Lucile Hadžihalilović, prodotto Me Too, in cui tutti gli uomini vengono presentati come predatori sessuali. Il film ha diviso tra chi l’ha odiato e chi l’ha amato: è piaciuto soprattutto alla critica inglese e americana, ormai abituata a questa retorica. Sembra che avrà una distribuzione in Italia.
I vincitori: Todd Haynes era un presidente di giuria prestigioso, un artista capace di fare film personali con uno sguardo alla storia del cinema con riferimenti Douglas Sirk e Rainer Wenner Fassinder  Penso ci fosse massima fiducia nei suoi confronti. Lui è un autore queer, ma non sta scritto da nessuna parte che se fai film queer, devi premiare film queer. Tra Dreams (Sex Love) e Hot Milk, meglio il primo comunque. Né escono bastonati i due film secondo me più belli del concorso: Blue Moon e What that Nature Say to you, che forse meritavano almeno un premio secondario. A parte l’Orso d’oro, gli altri premi sono sembrati equilibrati.
E l’Italia? Cannone Effimero ha brillato vincendo la Menzione d’onore della giuria per il documentario, e anche Ancora Notte, opera italo-filippina sul colonialismo e la distorsione culturale, è piaciuta. Speriamo il prossimo anno di vedere più film italiani.
In una Berlinale con poca qualità, ciò che vince è sempre l’atmosfera. E se vi stancate dei film, la città, anche se fredda, offre tanto.

Informazioni su Giulia Pugliese 37 Articoli
Giulia Pugliese Scrittrice Educazione 2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project 2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo Esperienze lavorative 2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon 2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films 2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take Premiazioni Vincitrice del concorso di scrittura per la critica cinematografica over 30 indetto da Long Take Film Festival quinta edizione - 2023

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