Il Maestro e Margherita

di Martina Cossia Castiglioni

Nella Mosca degli anni Trenta (quando Stalin ha ormai consolidato il proprio potere), uno scrittore che tutti chiamano il Maestro vede censurare la sua pièce teatrale Pilato, giudicata reazionaria. L’uomo viene privato della tessera dell’Unione degli Scrittori e in seguito emarginato dall’ambiente letterario. L’incontro con Margherita, una donna sposata che diventa poi la sua amante, lo spinge a iniziare una nuova opera, un romanzo nel quale arriva a Mosca un misterioso turista tedesco, Woland, che si rivela essere Satana in persona. Nella vita del Maestro i confini tra realtà e immaginazione, tra il mondo reale e la sua opera letteraria, diventano sempre più labili. Il diavolo è ormai un suo interlocutore, e lo scrittore (tradito da un amico che lo denuncia alla polizia) sprofonda nell’instabilità mentale e viene ricoverato in un istituto psichiatrico.  Dove però, grazie a un’infermiera che gli procura il materiale, ricomincia a scrivere.

Arriva finalmente nelle sale italiane l’attesa, nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita. Regista della pellicola è Michael Lockshin (nato negli Stati Uniti e cresciuto in Russia e in America), che firma anche la sceneggiatura con Roman Kantor. La distribuzione del film è stata ritardata dalla decisione della Universal di abbandonare i progetti russi, in seguito alla guerra in Ucraina. In Russia, benché accolto con favore dalla critica e dal pubblico, è stato contestato e osteggiato dagli attivisti filo-putiniani, anche per l’aperta condanna dell’invasione da parte del regista.
Una distribuzione travagliata, dunque, sebbene non quanto la genesi del romanzo da parte di Bulgakov, che lo scrive tra il 1929 e il 1940 senza mai vederne la pubblicazione, che avviene postuma tra il 1966 e il 1967 su una rivista di Mosca grazie alla vedova dello scrittore. La prima edizione senza tagli della censura è del 1969. Certo è difficile non trovare elementi comuni tra il destino del Maestro e alcuni aspetti della vita di Michail Bulgakov. Mescola i generi, la pellicola di Lockshin: la ghost story (nell’incipit), la riflessione sugli abusi del potere, il dramma romantico, il grottesco e la satira (in particolare quando sono coinvolti il Diavolo e i suoi servitori). Piani narrativi differenti si incrociano, e spesso si confondono: la vita del Maestro, gli eventi raccontati nel suo romanzo, la storia di Ponzio Pilato e di Gesù (chiamato però con il suo nome in aramaico), i giorni del ricovero nell’istituto psichiatrico. Forse uno dei pregi maggiori del film sta proprio nel moltiplicarsi dei punti di vista, e nella sua natura metaletteraria.

Nella condanna delle storture del potere Il Maestro e Margherita ha anche forti richiami con la contemporaneità. La pellicola non manca di momenti di forte impatto visivo. A tratti però risulta un po’ sovraccarica ed eccessivamente «barocca». Da segnalare il buon lavoro degli attori protagonisti: Yulia Snigir (Margherita), il russo Evgeniy Tsyganov nel ruolo del Maestro e il tedesco August Diehl in quello di Woland.

Informazioni su Martina Cossia Castiglioni 35 Articoli
MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.

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