Warfare di Alex Garland e Ray Mendoza di Giulia Pugliese

“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire” Albert Einstein

Mai come nel 2025 il cinema si è fuso con altri tipi di comunicazione visiva, come il videoclip, i videogiochi e l’arte performativa. Esempi come The End di Joshua Oppenheimer, Aragoste a Manhattan di Alonso Ruizpalacios e Presence di Steven Soderbergh, uniscono questi linguaggi. Warfare però compie un passo ulteriore: distrugge il climax narrativo e non è più fusione di generi, ma diventa anti-storia. Così, sotto le vesti di un film di guerra, si nasconde in realtà una riflessione sulla comunicazione contemporanea, sul presente e su come lo spettatore possa vivere il film. Questo cinema contemporaneo è anche figlio di logiche artistiche che trovano terreno fertile in alcune case di produzione, che fanno di questi prodotti ultramoderni il loro fiore all’occhiello, come Neon, ancor di più A24 e la nostra IWonder.

Warfare ha un inizio folgorante, figlio proprio del videoclip, ma è decontestualizzato rispetto a ciò che il film sarà dopo: un plotone dei Navy SEAL in Iraq occupa una casa di civili per controllare un covo di possibili terroristi. Il tentativo del film è una vera e propria riproduzione mimetica della guerra, ricreando un senso claustrofobico e d’impotenza che rappresenta il cuore nevralgico del racconto. La missione è creare un linguaggio nuovo per raccontare la guerra cinematograficamente, portando lo spettatore al suo interno insieme ai protagonisti, ma facendo sì che si sappia pochissimo di loro. Concentrandosi solo sull’azione e sul linguaggio visivo, il film genera una riflessione involontaria sulla brutalità dei conflitti, che richiama i film di guerra di Kathryn Bigelow e la prima parte di Salvate il soldato Ryan, privandoli però della componente più umana. Non c’è empatia (forse solo con la famiglia di civili, vere vittime di tutto questo). Non sappiamo nulla dei protagonisti, che, come spesso accade ai militari, possono apparire criminali, assassini o eroi a seconda dello sguardo di chi li osserva. L’esperienza della guerra, tema attuale e sempre presente nella cinematografia mondiale, diventa terreno fertile per emozioni forti e non filtrate.

Warfare elimina la parte narrativa per raccontare l’esperienza della guerra. A tratti, tuttavia, può sembrare un esercizio di stile senza cuore, anche per la sua mancanza di giudizio. Sorge quindi spontanea una domanda: dobbiamo aspettarci sempre più esperienze visive, meno storie e forse anche minore accessibilità al cinema? Si tratta di un totale coinvolgimento dello spettatore come parte integrante della messa in scena? Questo lo porterà a un esercizio critico e analitico, che si sposa poco con la fruizione passiva, trasformando il cinema sempre meno in intrattenimento e sempre più in vera e propria esperienza immersiva.

La guerra diventa allora sporca e cattiva, perché priva di storia e di umanità. È una condanna che nasce proprio dal fatto che l’esperienza vissuta dallo spettatore è quanto più simile a quella dei militari. All’inizio del film infatti, viene detto che sono usati i loro ricordi. Warfare è anche un grande film corale con un cast di giovani attori: non tanto per età anagrafica, quanto perché sono volti noti ma non notissimi. Anche loro hanno avuto una preparazione militare e coreografica, per rendere credibile un film ambientato in una casa che si trasforma in un vero e proprio action militare.

Warfare è una grande messa in scena della guerra ed è proprio questa mimesi, unita a forza, capacità e coraggio nella volontà di creare qualcosa di nuovo, a farne un film importante. Va però considerato come un atto di volontà e di sperimentazione, che vive una fase di passaggio. A tratti infatti, il film scivola nell’esercizio di stile e perde sul piano emotivo. Resta comunque grande cinema da vivere, da analizzare e che stimola riflessioni non solo sull’arte cinematografica, ma anche sul mondo.

Informazioni su Giulia Pugliese 49 Articoli
Giulia Pugliese Scrittrice Educazione 2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project 2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo Esperienze lavorative 2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon 2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films 2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take Premiazioni Vincitrice del concorso di scrittura per la critica cinematografica over 30 indetto da Long Take Film Festival quinta edizione - 2023

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