Orphan di László Nemes:Venezia 82

Il figlio di Hirsch

di Giulia Pugliese

László Nemes continua il suo personale viaggio nella crudeltà dei rapporti umani: Orphan, che è a tutti gli effetti è un film sull’identità e sulla crescita di un ragazzo ungherese, che ha passato parte della sua infanzia in orfanotrofio e per certi versi continua a considerarsi un orfano, diventa metafora per parlare della nascita dell’Ungheria come paese.
Questo è il film più personale, forse biografico, del regista ungherese (della storia personale del regista non si sa poi molto, ma sembrerebbe essere cresciuto senza padre) ed è in un certo senso anche il più luminoso. Tuttavia la storia personale si mischia con la Storia, facendo sì che l’identità frammentata e non chiara di Andor prenda le connotazioni di una nazione nascente, in frantumi per la guerra, che fatica a trovare una normalità, attanagliata dall’Unione Sovietica, dai movimenti anti-comunisti e dalla persecuzione contro gli ebrei. In Orphan il concetto di crescita e d’identità si mescola con la frammentazione dell’Ungheria del secondo dopoguerra.

Il film inizia con difficoltà: la prima parte, fatta di tableau vivant e d’interni molto cupi e stretti, fa fatica a partire, appesantendo la visione dello spettatore. Infatti l’inizio del film sembra più legato a ottiche estetiche e di spazi. Andor è un ragazzino pieno di rabbia e risentimento nei confronti della madre, con tante attinenze con Antoine Doinel de I 400 colpi di François Truffaut: come lui spesso fugge e come lui è alla ricerca di capire chi è, perché ha subito tanti cambiamenti e si è sentito raccontare tante cose. Gli adulti non lo aiutano a trovare se stesso e anche l’unica amica che ha, lo spinge a fare delle scelte troppo grandi per la sua età: la famiglia di lei nasconde il fratello, militante nella resistenza anticomunista, come era il padre di Andor, ebreo contro il regime sovietico, morto nei campi di concentramento, di cui il ragazzo vorrebbe seguire le orme. La vita del protagonista è fatta di povertà e violenza: Andor si rifugia nell’idea di un padre eroico, perché si sente completamente abbandonato dalla madre. Purtroppo crescere vuol dire anche affrontare realtà non piacevoli: il film delinea un duro e difficile percorso di crescita. La seconda parte del film è più ritmata ed è lì che risiede il vero senso della storia: con l’arrivo del villain, comunista, benestante e assediante nei confronti della famiglia del ragazzo, tutto l’opposto del padre desiderato. Alla fine il protagonista capisce le conseguenze delle sue azioni. Il regista ungherese alterna elegie religiose, pezzi di carne che cadono, guinzagli da cane e un tocco di grottesco, che infastidisce lo spettatore, a momenti più lieti fatti di esterni, di gioco e di fuga del giovane protagonista.

La bellezza del film risiede nelle incredibili immagini che Nemes crea, come la ruota panoramica del finale, nei colpi di scena e nella profondità del personaggio centrale, perennemente in fuga, senza un motivo, che vorrebbe sentirsi parte di una famiglia politica, religiosa e affettiva. Tuttavia il regista ungherese ripone tutto nella poetica dell’immagine; la storia sembra quasi secondaria, metaforica, e arriva a metà film. Rimane un’analisi psicologica di un ragazzino in crescita, che coincide con la nascita della nazione unghere, ma che arranca nella costruzione narrativa e condensa tutti gli eventi sul finale. Luci e ombre, cupezza e luminosità s’intrecciano in un duro racconto di crescita, che lascia l’amaro in bocca, in un finale che porterà Andor a crescere, ma a che prezzo?

Informazioni su Giulia Pugliese 55 Articoli
Giulia Pugliese Scrittrice Educazione 2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project 2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo Esperienze lavorative 2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon 2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films 2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take Premiazioni Vincitrice del concorso di scrittura per la critica cinematografica over 30 indetto da Long Take Film Festival quinta edizione - 2023

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