Father, Mother, Sister and Brother di Jim Jarmusch: Leone d’oro Venezia 82

di Giulia Pugliese

E poi arriva lo zio Bob, è un vecchio modo di dire inglese

L’82ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia non cerca la contemporaneità, ma dà spazio ad autori del recente passato: Kathryn Bigelow, Gus Van Sant e Jim Jarmusch. I tre autori, che da tempo non si vedevano sullo schermo, hanno portato in scena film molto in linea con la propria carriera, riprendendola da dove l’avevano lasciata. Ma nessuno come il film del regista di Dead Man è così anti-contemporaneo nella creazione delle scene, nella disposizione degli elementi e nel girato, ad esempio nell’ultimo episodio quando i protagonisti sono in macchina.

Il film di Jarmusch è una piccola perla sul tema della famiglia, ampiamente trattato in questa Mostra del Cinema di Venezia: come luogo da cui nascondersi (Father e Mother) e luogo in cui ritrovarsi (Sister e Brother). La parte più intrigante del film è sicuramente la regia: inquadrature dall’alto, carrellate sinuose, piani medi e molta musica. Le cifre stilistiche tipiche di Jim Jarmusch.
In questo film a episodi, il regista americano cita se stesso, Coffee and Cigarettes, e non apporta alcuna novità alla sua poetica intrisa di rabbia punk (completamente mancante in questo film), letteratura americana (echeggiano forti le opere di Raymond Carver) e rapporti umani romantici ma anche sgangherati.
Father, Mother, Sister and Brother è un’indagine sulla famiglia moderna, dove sembra che i membri non si conoscano e abbiano idee precostituite gli uni sugli altri. Eppure in tutto ciò non c’è dramma né disvelamento, ma un semplice dato di fatto, senza volontà dei protagonisti di cambiare la situazione. Si nasce e si muore soli?

Nei primi due episodi, Father e Mother, questa segretezza prende contorni comici, lasciando il ruolo di padre-mattatore a Tom Waits, mentre quello di madre severa a Charlotte Rampling. Il terzo episodio, più intimo, Sister and Brother, mette al centro un rapporto fraterno, senza però toccare grandi picchi emotivi. Nel film la solita sfilata di star che con affetto hanno partecipato, anche per piccole parti: Cate Blanchett, Adam Driver, Vicky Krieps, Françoise Lebrun e Marion Cotillard. Volti quasi inediti sono invece quelli di Indya Moore e Luka Sabbat dell’ultimo episodio, belli e giovani. Il tentativo di creare narrazioni e toni diversi non riesce: il film rimane sempre freddo e formale, come l’ultimo episodio che forse vorrebbe raccontare una coppia di fratelli trentenni, focalizzandosi sulle nuove generazioni, ma non riesce a creare un vero stacco di tono dai primi. Uno stacco forte avrebbe giovato.

L’opera è slow cinema, senza grandi guizzi dal punto di vista della storia e della sceneggiatura, ma invece fortemente caratterizzata dal punto di vista registico, in un film ricco di dettagli e con uno stile ricercato. Il film sedimenta lentamente e lascia molte domande, senza offrire risposte facili. Il tentativo è sempre quello di raccontare il mondo moderno, pur rimanendo un racconto molto americano, attraverso le sue diversità, ma comunque focalizzato su una dimensione borghese e su sentimenti che non arrivano fino in fondo. È un film dolorosamente triste: per la mancanza di reazione dei protagonisti nei primi due episodi e, nel terzo, per la difficoltà nell’elaborazione di un lutto.

Questo Leone d’oro suona più come un coronamento alla carriera del regista, escluso da Cannes e ora vincitore alla Mostra del Cinema di Venezia. In fondo, non si potrebbe dire lo stesso del Leone d’oro a Pedro Almodóvar l’anno scorso? Quest’anno in concorso c’erano diverse opere molto buone; tuttavia, effettivamente, il film di Jarmusch — anche se sotto tono rispetto ad altre sue opere — racchiude un cinema autoriale e ricercato, che ancora stupisce e colpisce.

Father, Mother, Sister and Brother, per essere un film che parla di famiglia, rimane formale, fa ridere a denti stretti e non riesce a emozionare sul finale. Rimangono la messa in scena ricercata, le prove attoriali, la bellezza delle location e dei costumi (il film è prodotto da Saint Laurent e porta l’eleganza della maison), che caratterizzano i protagonisti. È un dramma travestito da commedia, dove bisogna rassegnarsi al fatto che le relazioni umane rimangano superficiali, che non ci conosciamo mai davvero. Ma questo è davvero così drammatico?

Informazioni su Giulia Pugliese 55 Articoli
Giulia Pugliese Scrittrice Educazione 2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project 2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo Esperienze lavorative 2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon 2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films 2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take Premiazioni Vincitrice del concorso di scrittura per la critica cinematografica over 30 indetto da Long Take Film Festival quinta edizione - 2023

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