
di Letizia Piredda
Abbiamo già pubblicato una bella recensione di questo film di Serena Pasinetti del blog Oblivion.
Ma questo è un caso particolare: mi aveva colpito molto l’intervista sul regista di FilmTV che abbiamo pubblicato qualche giorno fa. E dopo aver visto il film, mi sento in dovere di scrivere alcune riflessioni aggiuntive.

Mouret è un regista francese ancora non molto conosciuto dal grande pubblico, anche se, con Tre amiche è al suo dodicesimo film. Potrebbe trattarsi dell’ennesimo film su un tema trito e ritrito come quello sui sentimenti amorosi, sui tradimenti, sull’amicizia etc E invece è un film originale, che usa e rielabora in modo intelligente e creativo la migliore tradizione della commedia sentimentale classica da Lubitsch a Renoir, e quella piu recente da Rohmer a Woody Allen. E lo dimostra il fatto che nella girandola degli amori negati, traditi, sognati non c’è mai una sbavatura di troppo, anzi è come se riuscisse a prendere il meglio di ogni autore: le problematiche di Woody Allen senza il vorticoso susseguirsi di dialoghi incalzanti; l’ironia e l’ingenuità di Lubitsch, magari senza il suo tocco ineguagliabile; ogni personaggio è sempre in bilico tra aspetti positivi e negativi, tra amori che finiscono e amori che si aprono, con toni drammatici e fantasiosi, ma soprattutto ironici (pensiamo alla voce fuori campo che continua a raccontare anche dopo la sua morte, o al sogno del numero di telefono).


A mio avviso un film così pur non essendo un capolavoro, un film cult, vale una fortuna: il cinema cresce, può trovare nuovi sviluppi solo se si riesce a fare l’operazione di Mouret: interiorizzare il percorso dei film precedenti dello stesso genere e produrre un piccolo capolavoro che ci regala sfaccettature nuove, credibili, con un inventario di situazioni che a prima vista ci sembrano banali o deja vu per poi girare l’angolo all’improvviso ed evitare il solito clichet.
Un’ultima cosa. Dopo aver visto Tre amiche mi è venuta voglia di vedere gli altri due film più recenti: Una relazione passeggera, e Lady J. E in questo sta il vero successo di un film.
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Intervista a Emmanuel Mouret
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