La sala dei ragazzi dell’America: “Riapriamo il Cinema Troisi”

Molto volentieri pubblichiamo questo articolo di Mauro Favale, uscito su Repubblica in data odierna, sui ragazzi del Cinema America, per condividere con loro e con i lettori il grande successo raggiunto: una sala cinematografica tutta per loro, la Sala Troisi che, una volta ultimati i lavori di ristrutturazione , riaprirà nell’autunno del 2020.

Il Progetto per la Sala Troisi

Nella capitale delle 50 sale chiuse (e abbandonate), dove gli esercenti dei piccoli cinema in centro rischiano di essere fagocitati dalle multisala di periferia, un gruppo di under 30 ha avuto la pazienza e il coraggio di investire in cultura a Trastevere. Loro sono i 23 ragazzi e ragazze del “Cinema America” che dopo lo sgombero della sala occupata nel 2012 in via Natale dal Grande e dopo l’esperienza delle arene estive alle-stite prima in piazza San Cosimato, poi anche a Ostia e a Tor Sapienza, hanno ottenuto un cinema tutto per loro, vincendo nel 2016 un bando comunale per quell’immobile di proprietà del Campidoglio.

La locandina dell’ultimo film proiettato è ancora li, all’ingresso, dietro una teca di vetro, a ricordare gli anni passati. “Lincoln”, diretto da Steven Spielberg uscì in Italia a fine gennaio del 2013. Il Cinema Troisi spense il proiettore poche settimane dopo, il 27 febbraio. Da allora, “buio in sala” per il cinema di via Induno fu sinonimo di abbandono. Ora, sei anni, tre sindaci, un commissario prefettizio, tre ministri della cultura e svariati intoppi burocratici dopo, finalmente c’è una data che segna la seconda vita di quella sala. Lunedì 25 novembre prenderanno il via i lavori di riqualificazione della struttura che puntano a restituire alla città il cinema Troisi nell’autunno 2020.

Lincoln di Steven Spielberg, 2012


Da allora un calvario di ricorsi, di verifiche di conformità statica, urbanistica ed edilizia, di bandi per ottenere i finanzia-menti, di ritardi nell’erogazione dei fondi. Fino a ieri, quando Valerio Carocci, anima dei ragazzi dell’America, ha dato l’annuncio: «Il progetto di riapertura del Troisi è stato definitivamente sbloccato», ha spiegato fornendo i dettagli del progetto di restauro: un sala da 300 posti completamente rinnovata, un unico schermo da 13 metri, digitalizzazione 4k di ultima generazione. Ancora, un foyer bar. E, soprattutto, un’aula studio-biblioteca da 40 postazioni, aperta 24 ore su 24. «Sarà la prima esistente a Roma — spiega con una punta d’orgoglio Carocci —quelle della Sapienza soddisfano soltanto il 2% degli iscritti all’università». Quello dell’aula studio dentro al cinema è un vecchio pallino dei ragazzi dell’America. Negli anni dell’occupazione della sala a due passi da piazza San Cosimato al primo piano del cinema era stata allestito uno spazio dedicato agli studenti, oltre a una biblioteca con decine di testi donati dai residenti di Trastevere che avevano adottato quell’occupazione “sui generis”. «Questi servizi diversi e complementari — prosegue Carocci — affiancheranno l’attività cinematografica, permettendo a una cittadinanza eterogenea di attraversare e vivere lo spazio, con l’obiettivo di coinvolgere nuovi potenziali spettatori tra coloro che non frequentano più il grande schermo o forse, nel caso dei più giovani, che non lo hanno mai frequentato». Prima di tornare a vivere, però, il Troisi ha bisogno di numerosi lavori: il progetto degli architetti Claudia Tombini e Raffaella Moscaggiuri verrà realizzato attraverso un investimento di 1,4 milioni di euro, la gran parte (1 milione circa) ottenuti attraverso la partecipazione al bando del “piano straordinario cinema” del Mibact.

Logo Mibact

Un altro finanziamento di 100 mila euro è targato Regione Lazio e altrettanti arrivano da Siae e vari sponsor. «Infine — aggiunge Carocci — i restanti 185 mila euro provengono dai nostri fondi e da donazioni ricevute dai sostenitori, raccolte durante le arene estive e da contributi offerti da personalità del mondo dello spettacolo». Ancora un anno, poi il proiettore tornerà a girare: «Daremo visibilità e voce alle opere più piccole e meno conosciute. Ma non solo. L’obiettivo è quello di creare pubblico anche grazie al lavoro quotidiano svolto sul territorio. Non vediamo l’ora — conclude Carocci —di staccare i biglietti al pubblico delle arene estive».

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