Il MacGuffin

a cura di Letizia Piredda

Il MacGuffin è un termine coniato dal celebre regista Alfred Hitchcock e sta ad indicare un motore virtuale e pretestuoso dell’intrigo, un qualcosa che per i personaggi del film ha un’importanza cruciale, attorno al quale si crea enfasi e si svolge l’azione, ma che non possiede un vero significato per lo spettatore.

L’esempio per eccellenza di MacGuffin è la busta con i 40.000 dollari nel capolavoro di Hitchcock Psycho: il film parte con una ragazza che ruba dei soldi e li porta via con sé, fuggendo dalla città e nascondendoli in una busta da lettere che viene ripetutamente ed insistentemente inquadrata come fosse il fulcro della storia. Più avanti, però, la trama prende una piega del tutto diversa e la busta esce di scena, per cui alla fine lo spettatore capisce che i soldi non erano altro che un espediente per mettere in moto la vera storia.

Il Mistero del Falco, 1947 di John Huston

Uno dei più grandi noir della storia del cinema è basato proprio su un MacGuffin. Il mistero che circonda la statuetta infatti costituisce la chiave di volta che servirà a portare avanti l’intricatissima storia. Sam Spade  (Humphrey Bogart) è un detective privato coinvolto in un complicato affare di omicidi e di una misteriosa statuetta di un falcone risalente all’Ordine dei Cavalieri Templari alla quale tutti stanno dando la caccia. Solo nel finale si scoprirà che la statua è un falso, rivelando tutta la sua inconsistenza. “È fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, dirà alla fine Spade.
Un altro celebre esempio di MacGuffin è quello attorno al quale ruota il “mistero della valigetta” nei film Pulp Fiction e Ronin: alla fine dell’opera lo spettatore non sa che cosa contenga la valigetta (che rappresenta il MacGuffin), che tuttavia il regista ha potuto utilizzare per giustificare diverse sequenze narrative.
Ciò che caratterizza il MacGuffin e lo rende distinguibile da qualsiasi altro espediente narrativo è che non ha alcuna importanza la natura dell’oggetto, bensì l’effetto che esso provoca sui personaggi. A volte, come le valigette dei film Pulp Fiction e Ronin o la scatola blu di Mulholland drive, lo spettatore non scopre nemmeno cosa sia realmente l’oggetto.
Nel famoso libro-intervista Il cinema secondo Hitchcock , il regista spiega cosa sia il MacGuffin con questo esempio:

«Si può immaginare una conversazione tra due uomini su un treno.
L’uno dice all’altro: “Che cos’è quel pacco che ha messo sul portabagagli?”
L’altro: “Ah quello, è un MacGuffin”
Allora il primo: “Che cos’è un MacGuffin?”
L’altro: “È un marchingegno che serve per prendere i leoni sulle montagne Adirondack”
Il primo: “Ma non ci sono leoni sulle Adirondack”
Quindi l’altro conclude: “Bene, allora non è un MacGuffin!”
Come vedi, un MacGuffin non è nulla.»
(Il cinema secondo Hitchcock, di Francois Truffaut)

La spiegazione di Hitchcock ha peraltro una curiosa analogia con lo sketch di Walter Chiari e Carlo Pampanini Il Sarchiapone, del 1958, anch’esso ambientato in uno scompartimento ferroviario, e tutto incentrato su un fantomatico “sarchiapone americano” contenuto in un pacco sul portabagagli (che alla fine si scoprirà vuoto).

Tratto da Wikipedia

Informazioni su Letizia Piredda 177 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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