Lo schiaffo di Gassman “al rallentatore”

la Redazione

L’alra sera hanno rifatto in tv I nuovi mostri. Difficile non ricordare tra i vari episodi il primo,Tantum ergo, che inizia con la scena clou in cui Vittorio Gassman, nei panni di un cardinale, molla un sonoro ceffone a un parrocchiano comunista, interpretato da Francesco Anniballi, (l’attore ucciso nel 1992). Il pezzo è un piccolo capolavoro della sottile arte di persuasione gesuitica con cui Gassman ribalta completamente a suo vantaggio la situazione.
Qui di seguito la sequenza al rallentatore [1] mentre alla fine potete vedere il video con l’intero episodio.

L’auto targata SCV si guasta vicino a una chiesa di borgata

L’episodio «Tantun Ergo», all’interno del film «I nuovi mostri» (regia Monicelli-Risi-Scola, 1977), si apre con il cardinale interpretato da Vittorio Gassman che resta appiedato in estrema periferia, a causa di un guasto all’auto targata SCV condotta da un pretino suo collaboratore (l’attore Paolo Baroni, noto anche per la partecipazione come maggiordomo al programma «Porta a porta»). Ci troviamo in una delle storiche borgate romane degli anni Settanta, nei pressi di una parrocchia dove i due ecclesiastici si dirigono in attesa che la macchina venga riparata. Sulla parete esterna, spiccano scritte contro i preti e per l’assegnazione di case. La parrocchia è guidata da un sacerdote-operaio, don Paolo Arnoldi, di quelli che non indossano la tonaca e vivono immersi nel rovente clima di contestazione sociale.

Il cardinale assiste all’assemblea «proletaria» in chiesa

Il cardinale-Gassman viene fatto accomodare in chiesa, dove don Paolo (nella foto, interpretato da Luigi Diberti) sta partecipando a un’assemblea con «il collettivo della parrocchia», un folto gruppo di borgatari arrabbiati e con una lunga lista di rivendicazioni: si discute di povertà, disoccupazione, mancanza di servizi essenziali, emergenza abitativa…

Il capopopolo interviene e fa arrabbiare l’alto prelato

Tra i più scalmanati, in piedi al centro della navata, c’è un parrocchiano grande e grosso, interpretato da Francesco Anniballi, che a più riprese invoca un’azione decisa, ben oltre i limiti della legalità, da parte dei senzacasa comunisti. «Annamo, occupamo, menamo!», esclama l’omone tutto agitato… E a chi osa avanzare dubbi replica: «Ma sta’ zitto, fascista! Esci fuori che te rompo er grugno!»

Il sermoncino del cardinale-Gassman al facinoroso

Il cardinale-Gassman individua il parrocchiano-Anniballi come il capo-rivolta e decide di dargli una pubblica lezione: con curiale alterigia, nella sua splendida tonaca rossa, con tanto di guanti e berretta cardinalizia, avanza a passi lenti nella chiesa e si para innanzi al facinoroso esclamando, con il suo piglio declamatorio. «Provo dolore nel constatare il profondo disagio nel quale si trascina la vostra vita quotidiana, un disagio, diciamolo, che può anche creare violenza… La cieca, la inutile, la stupida violenza. Ho sentito prima qualcuno di voi, sì, proprio tu, dire: Annamo, occupamo, menamo…» E a quel punto, all’improvviso, il cardinale passa all’azione…

Parte lo schiaffo in pieno volto: il parrocchiano è attonito

Eccola, una delle sberle meglio riuscite della storia del cinema. Preparando l’azione con un movimento ampio, alzando il braccio fin dietro la spalla, il cardinale-Gassman molla un sonoro ceffone a mano aperta sulla guancia sinistra del parrocchiano «sovversivo», che viene colto completamente alla sprovvista. L’efficacia della scena è legata anche alle doti di «incassatore» di Francesco Anniballi (attore, comparsa, stuntman e controfigura), che 

Il massaggio alla guancia tra le risate di tutti

Il parrocchiano-Anniballi, rintronato dalla botta e all’apparenza reso docile dall’umiliazione inflitta davanti a tutti (molti dei quali ridono), si massaggia la guancia dolente. In cuor suo vorrebbe dirgliene quattro, a quell’alto prelato tanto sicuro di sé, ma si limita a pensarle. Fino a che…

Il cardinale fa dietrofront e lui sibila: «Tacci tua…»

La sequenza si avvia alla conclusione. Il cardinale-Gassman fa dietrofront e si dirige verso l’altare (da dove pronuncerà un secondo sermoncino per ricordare che la parrocchia «non è luogo di comizi e gazzarra») e il parrocchiano-Anniballi è ancora lì, in piedi, a rimuginare. Continua ad accarezzarsi il volto e alla fine, muovendo le labbra in modo quasi impercettibile, bisbiglia: «Tacci tua…»


Note
[1] Articolo di Fabrizio Peronaci comparso sul Corriere della sera , 26 maggio 2019

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