Il rosso al cinema

di Gianni Sarro

Istantanea. Al cimitero monumentale del Verano di Roma, dal monumento ai 2728 ebrei deportati nei lager nazisti  pende una foglia solitaria, penzolante, un po’ anemica. Sembra messa lì apposta per simboleggiare la desolazione e la disperazione lasciate dietro di sé dal nazismo e dalla seconda guerra mondiale, conflitto che ha tolto la vita a 50.000.000 di esseri umani, in particolare russi e tedeschi.

Il rosso sbiadito della foglia rimanda anche al cinema. Steven Spielberg in Schindler’s List sceglie di girare la pellicola, con un dolente bianco e nero, si concede solo una macchia di colore. Il cappotto di una bambina ebrea, che vediamo due volte. La prima mentre gioca, la seconda in una fossa comune. Il colore di quel cappotto è rosso. Per Spielberg il rosso simboleggia la speranza, la vita, ma anche il sangue innocente versato durante quel catastrofico conflitto.

Il rosso è un colore caro all’autore americano. Nell’abbrivio iniziale della carriera di cineasta, siamo nel 1971, dopo aver ottenuto di dirigere Duel chiede alla produzione due cose soprattutto: un camion old style, di quelli con il muso sporgente, con l’espressione “cattiva” e una macchina. Rossa. Quella tinta, secondo Spielberg, è la più indicata per staccare dal paesaggio dominata da marrone e dall’ocra del deserto californiano. Ma simboleggia anche il pericolo, l’ansia di sfuggire alla morte rappresentata dal bisonte della strada.

A volte il rosso caratterizza una sola scena, ma è dirompente. Come si può ammirare nelle Due inglesi, di Truffaut. Muriel (Stacey Tendeter) e Claude (Jean Pierre Leaud) dopo anni finalmente si raggiungono e hanno il loro primo (e unico) rapporto sessuale.  Truffaut non adotta parafrasi: una macchia di sangue rosso si allarga sul lenzuolo a simboleggiare la perdita della verginità da parte della donna. Nella prima versione circolata in Italia questa scena fu tagliata dalla censura dei primi anni settanta.

 Il Rosso domina prepotente un’intera pellicola, Film Rosso una delle opere più acclamate di Krzysztof Kieslowsky. Il cineasta polacco basa la trilogia dei colori (oltre il rosso, le altre due pellicole sono Film Bianco e Film Blu) sui colori che compongono la bandiera francese. Nello specifico Film Rosso è dedicato a una delle tre parole che compongono il motto della Rivoluzione Francese, Fraternité. Il rosso viene visto da Kieslowski come il colore dell’ottimismo, sentimento che caratterizza l’intera pellicola.

Così come rosso è il vestito indossato da Vivien Leigh (che dà il volto a Rossella O’Hara) sulla locandina originale di Via col vento, il melò più amato e conosciuto nella storia del cinema. Il rosso del sangue (insieme al nero della notte e del soprannaturale) infine è uno dei due colori dominanti del Macbeth; al cinema si può apprezzare nella versione a colori di Polanski, ma anche laddove è solo evocato, ossia nel capolavoro in bianco e nero di Welles.

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Letizia Piredda

Gianni, mi sembra molto interessante e originale questo tuo excursus sul rosso nel cinema.
Letizia