a cura di Letizia Piredda
Per montaggio interno si intende una forma di montaggio che si costruisce non più a partire dal rapporto tra diverse inquadrature, bensì all’interno di un solo piano.
Un movimento di macchina , che rapporti tra loro due elementi, un’entrata o un’uscita di campo di un personaggio, il movimento ad avvicinarsi e ad allontanarsi degli attori, la stessa disposizione in profondità di due o più elementi diegetici possono dar vita a un insieme di relazioni nell’ambito di un piano: tali relazioni sono a tutti gli effetti degli esempi di montaggio interno. In sostanza piano sequenza e profondità di campo possono dar vita a delle inquadrature che, senza ricorrere al montaggio vero e proprio, possono essere frammentate in più piccole unità di significanti attraverso un gioco di variazioni operato dai diversi codici del linguaggio cinematografico, quali, ad esempio, quelli appena indicati.
![](https://www.odeonblog.it/wp-content/uploads/2019/06/montaggio-interno-1.jpg)
Vediamo adesso di capire meglio le cose dette con un esempio.
Partiamo da una inquadratura in profondità di campo di Quarto potere, quella in cui i genitori del piccolo Kane, decidono di affidarlo al banchiere Tatcher , perchè lo porti con sè in città.
Sullo sfondo vediamo il piccolo Kane che gioca in mezzo alla neve. Un movimento di macchina all’indietro rivela il carattere di semi-soggettiva di quell’immagine, scoprendo, di spalle, la madre del bambino che lo sta osservando dalla finestra. L’inquadratura finisce per svilupparsi su tre piani distinti, che ne strutturano la profondità: sullo sfondo vediamo il bambino che gioca oltre la finestra, in mezzo, in piedi, il padre e, in primo piano, la madre e il futuro tutore. In un film fondato sul decoupage classico, la relazione tra questi elementi sarebbe stata rappresentata da un montaggio di inquadrature. Qui è lo spettatore che può decidere il suo decoupage (volendo possiamo continuare a guardare il bambino, mentre ascoltiamo le parole della madre). Va sottolineato che l’articolazione formale dell’inquadratura su tre livelli di profondità, risponde ad una logica narrativo-drammatica ben precisa: il bambino in fondo, vittima ignara di un disegno altrui, il padre che cerca debolmente di opporsi a questo disegno, e in primo piano la madre con il tutore , i veri artefici di quanto sta accadendo.
Tratto da: G. Rondolino, D. Tomasi, Manuale del film , UTET, 2011