Il montaggio interno

a cura di Letizia Piredda

Per montaggio interno si intende una forma di montaggio che si costruisce non più a partire dal rapporto tra diverse inquadrature, bensì all’interno di un solo piano.
Un movimento di macchina , che rapporti tra loro due elementi, un’entrata o un’uscita di campo di un personaggio, il movimento ad avvicinarsi e ad allontanarsi degli attori, la stessa disposizione in profondità di due o più elementi diegetici possono dar vita a un insieme di relazioni nell’ambito di un piano: tali relazioni sono a tutti gli effetti degli esempi di montaggio interno. In sostanza piano sequenza e profondità di campo possono dar vita a delle inquadrature che, senza ricorrere al montaggio vero e proprio, possono essere frammentate in più piccole unità di significanti attraverso un gioco di variazioni operato dai diversi codici del linguaggio cinematografico, quali, ad esempio, quelli appena indicati.

Quarto potere di Orson Welles, 1941

Vediamo adesso di capire meglio le cose dette con un esempio.
Partiamo da una inquadratura in profondità di campo di Quarto potere, quella in cui i genitori del piccolo Kane, decidono di affidarlo al banchiere Tatcher , perchè lo porti con sè in città.
Sullo sfondo vediamo il piccolo Kane che gioca in mezzo alla neve. Un movimento di macchina all’indietro rivela il carattere di semi-soggettiva di quell’immagine, scoprendo, di spalle, la madre del bambino che lo sta osservando dalla finestra. L’inquadratura finisce per svilupparsi su tre piani distinti, che ne strutturano la profondità: sullo sfondo vediamo il bambino che gioca oltre la finestra, in mezzo, in piedi, il padre e, in primo piano, la madre e il futuro tutore. In un film fondato sul decoupage classico, la relazione tra questi elementi sarebbe stata rappresentata da un montaggio di inquadrature. Qui è lo spettatore che può decidere il suo decoupage (volendo possiamo continuare a guardare il bambino, mentre ascoltiamo le parole della madre). Va sottolineato che l’articolazione formale dell’inquadratura su tre livelli di profondità, risponde ad una logica narrativo-drammatica ben precisa: il bambino in fondo, vittima ignara di un disegno altrui, il padre che cerca debolmente di opporsi a questo disegno, e in primo piano la madre con il tutore , i veri artefici di quanto sta accadendo.

Tratto da: G. Rondolino, D. Tomasi, Manuale del film , UTET, 2011

Informazioni su Letizia Piredda 177 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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