RI-COGNIZIONE IN TRASTEVERE (1)

di Antonio Celli e Angela Solano

PRIMA STAZIONE
ove si parla del Dio della soglia, di chi sale le scale e di chi non sa frenare le cadute, e poi di due grandi registi e di due registi simpatici.

Siamo nelle pendici del Gianicolo, colle sacro a Giano, dio dei passaggi, delle porte , delle soglie ed è opportuna una breve introduzione su Trastevere, sul suo carattere di Porta tra mondi , luogo di contrasto e di contatto.


Lungo il crinale che da Porta San Pancrazio si indirizza verso il Tevere (le direttrici Via Garibaldi-Via della Lungaretta), si sviluppavano i percorsi che dall’entroterra etrusco portavano al guado immediatamente a valle dell’isola Tiberina  ( il primo per chi proviene dalla costa; il successivo si trova a Fidenae, 8 km a Nord),e, incrociandosi con il percorso proveniente dalle saline costiere, rendeva di estrema importanza l’area che consentiva il controllo del passaggio, considerando che sul lato opposto del fiume insistevano rilievi tufacei molto adatti ad ospitare insediamenti fortificati: solo dopo innumerevoli conflitti e la definitiva sconfitta della etrusca Veio (396 a.C.) il sito entrò stabilmente nell’area di pertinenza romana.
Quest’area, l’odierno Trastevere, divenne parte integrante della città solo molto tardi, nel 7 a.c., con la ridefinizione delle Regioni urbane approntata da Augusto : essendo area extrapomeriale, cioè esterna alla città “Inaugurata” , non era sottoposta agli innumerevoli vincoli e limitazioni che il rituale imponeva allo spazio sacralizzato, e quindi poteva ospitare , come ospiterà, comunità straniere , con i loro dei ed i loro luoghi di culto, le loro sepolture. La caratterizzazione del Trastevere come multietnico luogo di incontro si manterrà a lungo e sarà propria anche del tempo presente.

Un film recente, Il primo re , ci aiuterà a  formarci una immagine dell’ambiente fisico preesistente alle fasi di antropizzazione : il fiume, dal regime estremamente irregolare , può dar luogo a piene travolgenti e comunque, non essendo irregimentato in un alveo rigidamente definito, scorre nella pianura formando acquitrini ed impaludamenti, in continuità e sovrapposizione con la boscaglia ed i boschi originari. Le comunità proto- storiche si muovono e si contrastano in questo ambiente. 

Primo Re di Matteo Rovere, 2019

La presenza umana, che come già detto si agglutina in quest’area sopratutto per l’importanza del guado tiberino, determinerà nel corso del tempo un progressivo innalzamento del livello del suolo, con il conseguente affrancamento dalla minaccia del fiume degli abitati. Per rendersi conto dell’entità di questa trasformazione è sufficiente una visita alla Basilica di San Crisogono (per rimanere nell’ambito del Trastevere) : al di sotto della chiesa attuale, vi è la basilica di età costantiniana (inizi IV sec d.C.)  edificata a sua volta su di una domus tardorepubblicana; la strada di età repubblicana che costeggia la domus, si trova ad oltre sei metri sotto il livello attuale. Per arrivare al livello dell’età protostorica si dovrà scendere ancora più in basso.

La porzione più elevata del Trastevere, il Gianicolo, nel tempo verrà investita solo parzialmente dai fenomeni di trasformazione dovuti all’uomo, tanto che ancora oggi è possibile osservare parti di una flora (bosco mediterraneo di querce, lecci , olmi , lauri, gelsi ecc.) probabile residuo di età arcaiche, e questo in dipendenza del suo essere ricoperto da boschi sacri, connessi alla presenza di numerose divinità : in particolare Giano, divinità dai molteplici aspetti, era protettore di ogni passaggio, ogni mutamento, protettore di tutto ciò che aveva un inizio ed una fine, con la prerogativa di poter volgere lo sguardo sia al passato che al futuro; era preposto alla custodia di porte e ponti.  Nei miti arcaici oltre ad essere connesso alla ciclicità dell’anno, al risorgere della natura ,alle acque ,sia sorgive che fluenti,era considerato il fondatore di un villaggio sulla sponda destra del Tevere, Gianicola.

Pendici Est del Gianicolo, all’interno dell’Orto Botanico.

Le vicende del ’48/49 , culminate con la resistenza alle truppe di Oudinot delle forze della Repubblica romana , asserragliate sul colle, probabilmente consigliarono il Governo pontificio di rendere l’accesso al Gianicolo molto più agevole e praticabile per eventuali reparti armati : nel 1865-68 si integra l’insufficiente sistema di accesso (strade di tipo vicinale e rampe gradonate) con un ampio viale a tornanti , l’attuale via Garibaldi . Il colle, così, si avvicina alla città,  anche se sarà poi solo dai primi del ‘900 che le pendici Sud verranno coinvolte nel processo di espansione edilizia che aveva investito la nuova Capitale: palazzine e villini, destinati ad una utenza medio-alto borghese definiranno il nuovo volto del Gianicolo.

Torniamo  ora alla Scalea del Tamburino, al presente.

L’epigrafe ci porta al grande cinema, a Sergio Leone,che in questa via abitò ed il cui ricordo è ancora molto vivo nella memoria dei residenti più anziani.
Nel Luglio 2016 ,organizzata dai “ragazzi del nuovo cinema America” , si tenne una  rassegna della sua cinematografia  (trilogie del dollaro e del tempo) con proiezione dei film su un maxi schermo collocato ai piedi della Scalea; a ricordare il regista furono Ennio Morricone (peraltro suo compagno di classe delle elementari) , Dario Argento e Carlo Verdone .
Il grande riscontro ed interesse riscossi dall’iniziativa attestano quanto la memoria di Leone sia entrata a far parte ormai della stratificazione delle storie del luogo , in posizione significativa .
Un film recente rende un particolare omaggio a questa presenza , evocandola proprio attraverso la centralità , nel dispiegarsi della storia, attribuita alla Scalea:
Tutto quello che vuoi   2017  regia Francesco Bruni. (Nota 1)

Nel film la Scalea , che Alessandro percorre quotidianamente per raggiungere la vicina residenza dell’anziano poeta in via Dandolo, rappresenta, in forma metaforica, il processo di trasformazione  che il giovane, dapprima riluttante, poi progressivamente con sempre maggiore coinvolgimento emotivo, “ascende” alla scoperta di un sé stesso diverso, nel contatto con un mondo in cui  umanità e poesia sono valori.
Nel film, oltre all’omaggio tributato a Leone, sono evidenti i richiami al primo Pasolini : l’incipit del film è una citazione palese di quello di Accattone (gruppo di giovani senza progetti, seduti al bar) e , nello svolgersi della trama, si ricollega al finale dello stesso; nel medesimo luogo in cui Accattone ha l’incidente mortale, Alessandro porta a compimento il proprio processo di “rinascita” riuscendo a recuperare il rapporto con il padre; altra evocazione pasoliniana, in questo caso di Mamma Roma, è la strada che percorrono sia Ettore  che Alessandro attraverso il mercato di Porta Portese ma, mentre per il primo è luogo giustificato dal voler rivendere i dischi rubati, per il secondo il luogo si giustifica solo in quanto evocazione del precedente.

Nota 1 :Alessandro, un ragazzo di 22 anni, accetta un lavoro come accompagnatore di Giorgio, un anziano, vivace e divertente poeta di 85 anni: i due appartengono a mondi profondamente diversi, ma proprio la loro eterogeneità e distanza iniziale permetterà a Giorgio di addormentarsi sereno e ad Alessandro di iniziare a trovare un proprio equilibrio che lo riavvicinerà al padre e lo spingerà fuori dalla gabbia emotiva nella quale si era rinchiuso.  (da Wikipedia)

Accattone al bar del Pigneto
Alessandro al bar di San Callisto
Morte di Accattone
Ponte Testaccio e Lungotevere Portuense oggi
Via Bettoni e, sullo sfondo, Lungotevere Portuense: Alessandro corre
La corsa di Alessandro: Porta Portese
Mamma Roma: Ettore a Porta Portese

1-Incidente mortale di Accattone
2-Casa di Alessandro
3-Scalea del Tamburino
——– Itinerario corsa Alessandro
////////////   Ettore a Porta Portese

La scelta degli scenari urbani, con i rimandi che sottintende, consente al regista non solo di rendere un omaggio ad un’opera e a un autore , ma anche, una volta lette le connessioni nascoste , di arricchire le possibili letture del proprio lavoro.
A questo punto possiamo inserire immagini da altri autori:
in “Caro diario”  Moretti , nel primo episodio (In vespa) ci mostra tappe di un suo ricercato contatto con la città, una delle quali è incentrata proprio sull’ambiente in cui ci troviamo – Via Dandolo – luogo di un desiderio che rimarrà tale;

Caro Diario, Nanni Moretti, 1993

per Gianni Di Gregorio, infine, non vi è separazione tra l’ambiente di vita e quello della rappresentazione : vive da moltissimi anni in Viale Glorioso, e qui ambienta i suoi primi due film da regista; con molti dei personaggi che vi appaiono condivide i luoghi della vita reale.

Gianni e le donne, Gianni di Gregorio, 2011

Per inciso, i più anziani tra loro sono stati compagni di gioco di Sergio Leone.

Ri-cognizione in Trastevere (1) Segue

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