Venezia in pillole (8)

Verdict, di Raymund Ribay Gutierrez, 2019, sezione Orizzonti

di Francesca Caneva

Siamo in un caotico quartiere popolare di Manila. Dante, criminale di mezza tacca, violento e alcolizzato, pesta a sangue per l’ennesima volta la giovane moglie Joy, che per difendersi impugna il coltello di cucina; ad andarci di mezzo è anche la piccola Angel, la figlia della coppia, di sei anni. Ma per la prima volta, Joy trova il coraggio di reagire e denunciare la violenza del marito. E’ solo l’inizio di Verdict. Da qui in avanti il film sceglie di seguire passo passo le diverse strade della donna e del marito nello svolgimento del processo, dalla compilazione e firma dell’innumerevole quantità di moduli, alla ricerca dell’avvocato, dei testimoni, del denaro per coprire le spese ecc. ecc.  Per lei, manco a dirlo, la strada è tutta in salita:

l’ottusa lentezza e farragine della macchina burocratica, delle lungaggini procedurali, sembrano fatte apposta per garantire ogni tutela al carnefice e nessuna alla vittima. Per lui invece si attivano madre e sorella protettive e omertose, procurandosi il denaro per l’avvocato abile e astuto, per lui si prodigano con disinvoltura sia il suo boss che  l’appuntato dello zio, per coprirlo con testimonianze bugiarde; per lui anche il vicino di casa si fa un dovere di impedire alla moglie di testimoniare a favore di Joy raccontando dei pestaggi ricorrenti di Dante. Dal canto suo Dante, certo di godere come sempre dell’abituale impunità, non si impegna neanche il minimo sindacale, si presenta in calzoncini e ciabatte alle udienze, devono mettergli dei pantaloni lunghi presi alla bancarella dell’usato.
Che sentenza emetterà il  giudice, in un contesto e in una società così smaccatamente maschilista?
Ma qualche volta, sembra quasi dire l’inatteso (e amarissimo)  finale, dove non arriva la giustizia degli uomini è quella divina a provvedere.
Film efficace , forte, volutamente “sporco”, rumoroso, nel suo intento di mostrare la violenza e l’ingiustizia, sia quella delle botte, del sangue, degli ematomi, degli occhi pesti, sia quella delle carte bollate, dell’iter burocratico, dei pregiudizi, della assuefazione sociale alla sottomissione della donna come fatto ovvio e naturale.

Segue
per leggere Venezia in pillole (9) clicca qui: odeon.home.blog/2019/09/11/venezia-in-pillole-9/

Sottoscrivi
Notificami
guest
2 Commenti
Il più vecchio
Il più recente Il più votato
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
Anonymous

Letizia ciao, sempre interessanti i tuoi articoli e le tue recensioni.
Un abbraccio e spero rivederti presto.
Maria

Anonymous

Anche se non sempre scritte da te, ovviamente…