Custodi distratti della nostra privacy

Sul web è facile carpirci ogni segreto
di Jaime D’Alessandro

A cercar bene online si trovano tutte le informazioni necessarie, del resto siamo noi stessi a pubblicarle con troppa disinvoltura. E così il furto di identità, magari per accreditarsi via telematica presso una banca e svuotare il conto di qualche malcapitato, oppure per ottenere un finanziamento per l’acquisto di un tv di fascia alta, sta diventando una pratica sempre più comune e a volte perfino seriale. 1 continua a pagina 3 di Jaime D’Alessandro ? segue dalla prima di cronaca Ieri un’ordinanza del Gip di Roma ha colpito ben 19 persone. Sono accusate di aver commesso crimini per tre milioni di euro raccolti ai danni di 60 vittime. Il tutto mentre il Lazio, dopo Lombardia e Campania, si conferma la regione più colpita stando ai dati dell’Osservatorio sulle frodi creditizie. Nessuno è al riparo,

nemmeno le fasce più giovani della popolazione che in teoria dovrebbero essere le più alfabetizzate sul digitale. Pensateci bene: quando chiamate il servizio clienti della vostra banca cosa vi viene chiesto per confermare la vostra identità? In genere, oltre al numero di cellulare dal quale telefonate, la data di nascita e l’indirizzo. Basta scandagliare Facebook per ottenere la prima, in genere gli auguri di compleanno sono copiosi, ed è sufficiente un’immagine pubblicata su Instagram per risalire al secondo. Da una foto scattata dalla finestra di casa si possono dedurre molte più informazioni di quel che si crede. Il resto si può ottenere con una mail scritta ad arte o telefonando fingendosi un addetto di una certa compagnia e chiedendo l’invio della scansione di un documento perché mancante. Poi si chiama la banca sostenendo di esser quella persona e di aver smarrito la sim, si sostituisce il vecchio numero con uno nuovo, si cambiano le credenziali e ci si impadronisce dell’accesso al conto. Bisogna solo avere tempo e pazienza. Con quelli si fa più o meno tutto, perfino truffare gli utenti delle piattaforme di “crowdfunding”, per la raccolta di fondi online, incassando donazioni per progetti fittizi come ha accertato la Procura di Roma. Per proteggersi meglio quindi ripulire i social network dalle informazioni personali, evitare di dire dove si abita quando si vendono oggetti online, fornire i propri documenti solo quando necessario e se si è sicuri che la richiesta arriva da persona o ente affidabile. Soprattutto, abilitare almeno due passaggi di autenticazione, sistema chiamato two-factor authentication (2FA),che in genere oltre al numero di telefono aggiunge un sms di conferma. Ancor meglio far gestire il processo da app dedicate e gratuite come Google Authenticator. Se poi vi arrivano via sms o mail codici di conferma non richiesti o al contrario non arrivano quando dovrebbero, allora correte ai ripari perché è probabile che qualcuno stia cercando di rubare la vostra identità digitale.

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