di Stefano Cecini
Pubblichiamo questo articolo di storia, in contemporanea alla recensione di “Una giornata particolare”, per consentire ai lettori di avere la cornice storica di riferimento al film, l’incontro tra Hitler e Mussolini avvenuto a Roma nel 1938, e i fatti che precedono e seguono quell’incontro.
Primo incontro (Venezia, 14 – 15 giugno 1934)
Quando Hitler sale al potere (gennaio 1933) Mussolini governa saldamente l’Italia da più di dieci anni e da circa sette senza segno alcuno della dialettica politica tipica di uno Stato democratico. È noto che da anni ormai Mussolini rappresenti un modello per il dittatore tedesco e per tutte le autocrazie europee che aspirano a diventare vere e proprie dittature. Sfruttando il vantaggio che ci offre la conoscenza degli avvenimenti storici, oggi sappiamo che, in tempi sorprendentemente brevi, l’allievo supererà il maestro, riuscendo anche là dove il duce italiano aveva fondamentalmente fallito, arrivando, cioè a creare un vero e proprio stato totalitario[1].
Possiamo comprendere quindi, la voglia di Hitler di incontrare personalmente Mussolini che egli “ammira profondamente” secondo quanto scrive all’epoca il console italiano a Berlino Renzetti[2].
D’altro canto Mussolini non ha alcun voglia di incontrare il neo cancelliere del Reich, almeno non ufficialmente, anche per non fornirgli un riconoscimento politico. Il duce però ha la necessità di assicurarsi il confine italo – austriaco, e quindi di scongiurare la volontà tedesca di puntare decisamente all’annessione della patria del fuhrer.
Come spesso accade Mussolini cerca e trova un compromesso concedendo a Hitler una visita ufficiale ma non una visita di Stato. Queste le ragioni perché l’incontro tra i due dittatori avviene a Venezia e non a Roma.
Ciò che colpì gli osservatori dell’epoca fu l’aspetto marziale del duce a confronto con quello troppo “borghese” di Hitler. E questo non soltanto per quello che riguarda la parte italiana.
Più in generale, secondo Von Papen, allora vicecancelliere del Reich, “Hitler aveva sempre un leggera aria di incertezza, come se cercasse la sua via, mentre Mussolini…si mostrava completamente padrone di qualsiasi argomento venisse in discussione”[3].
Quello che risalta è il particolare di un Mussolini già in divisa e di un Hitler ancora “borghese”, come non manca di sottolineare un grande storico, William Shirer nella sua fondamentale opera sul Terzo Reich: “il capo tedesco…col suo impermeabile floscio sgualcito, si sentiva a disagio alla presenza del “duce”, risplendente nella sua uniforme fascista ricoperta di medaglie, più esperto e propenso ad assumere un atteggiamento di semplice accondiscendenza nei riguardi dell’ospite”[4].
Nel secondo filmato è emblematica l’assenza del fuhrer dal balcone dove il duce tiene il consueto discorso alla folla. Il dittatore tedesco è defilato su un secondo balcone come una qualsiasi comparsa. Il messaggio è chiaro: Mussolini è il primo attore.
Non esistono verbali dei colloqui che, secondo l’allora Capo di Gabinetto Aloisi si svolsero “senza grandi risultati”. Sembra che le opinioni personali dei due dittatori furono confermate, stima da una parte, diffidenza e sospetto dall’altra, ma la convinzione di Mussolini di aver ricevuto rassicurazioni sull’Austria subirà un brutto colpo nel luglio successivo quando in un fallito tentativo di colpo di Stato dei nazisti austriaci rimarrà ucciso il cancelliere Dolfuss protetto del duce.
Giornate particolari (Roma, Firenze, Napoli, 3 – 9 maggio 1938)
Pur se a fine ’37 Hitler è sconsigliato dai suoi tecnici a intraprendere un’alleanza militare con l’Italia, nel ’38 il fuhrer ha la necessità di accelerare sulla questione perché teme un troppo stretto avvicinamento tra l’Italia e la Gran Bretagna. L’Italia però non ha alcun fretta di stringere un patto con la Germania e la settimana della visita del dittatore tedesco in Italia è talmente fitta di impegni che impedisce di intavolare alcun discorso politico al vertice. Soltanto Ciano e Von Ribbentrop hanno modo di scambiare delle opinioni ma tra di loro si sfiora lo scontro[5]. Quello che interessa è che l’incontro del ’38 si basa su premesse del tutto diverse rispetto a quello del ‘34. Hitler ha già mostrato di essere stato capace di nazificare la Germania diversamente da Mussolini incapace di eliminare dal panorama nazionale le altre due significative entità rimaste: il Re e la Chiesa. È dalla fine del ’37 che Mussolini sente sempre più ingombrante la presenza del Re, ma si mostra incapace a qualsiasi azione di forza. Confida a Ciano di attendere la morte naturale del sovrano[6]. Quello che colpisce dei filmati sull’avvenimento – come non mancheranno di far notare i tedeschi – è che Mussolini è costretto a cedere il passo al Re. Mentre Hitler è il Capo dello Stato, Mussolini non lo è. L’allievo ha ormai ampiamente superato il maestro.
Alcuni filmati dell’incontro di Roma aprono il film capolavoro firmato da Ettore Scola nel 1977, Una giornata particolare. Di sotto due link, il primo dei quali rimanda a una sintesi di un film dell’Istituto Luce ben più corposo a cui si può accedere dal sito dell’Istituto, sezione Archivio.
Sul piano politico, comunque, le conseguenze dell’incontro premiarono le volontà dei tedeschi, disposti per questo, a cedere sul Sud Tirolo e lasciare via libera all’Italia sull’Albania. Anzi, il disappunto mostrato dalla casa Reale e da parte dei vertici del regime nei confronti di un’alleanza italo – tedesca, spinse per contrasto Mussolini – che non desiderava prese di posizione autonome – ad accelerare sulla imbarazzante politica della lotta alla borghesia pantofolaia e sulla drammatica politica della razza, che proprio nel luglio successivo prese le mosse presso il Gran Consiglio per dispiegare i suoi primi tragici effetti legislativi in autunno[7].
Ultimo incontro (Rastemburg, 20 luglio 1944)
L’ultimo incontro tra i due dittatori è segnato dal fallito attentato a Hitler da parte di congiurati facenti capo al colonnello Kluas Von Stauffemberg. Ci si è chiesti se i congiurati avessero in animo di arrestare anche il duce una volta preso il potere. È quindi un Hitler scosso e ferito alla mano destra che accoglie Mussolini alla stazione. Il duce mostra un volto scarno, sui cui forse appare un pallido sorriso di compiacimento per non essere – da questo momento – l’unico ad aver subito l’onta del tradimento.
In questo incontro Mussolini chiede di fermare l’avanzata degli alleati sugli appennini, di far entrare in azione sul territorio italiano le 4 divisioni addestrate in Germania e, soprattutto, di risolvere la questione degli internati italiani in Germania. Pur ricevendo le rassicurazioni del fuhrer sull’accoglimento di tali richieste, nessuna di esse sarà soddisfatta.
Il saluto di natura fanciullesca di Mussolini che affacciato dal finestrino del suo scompartimento agita la mano all’indirizzo di Hitler incornicia un imbarazzante e doloroso quadro del tragico epilogo del più drammatico avvenimento dell’età contemporanea.
Di seguito un link a un filmato di quella giornata in cui nei primi due minuti è possibile vedere le immagini dell’ultimo incontro tra i due dittatori.
[1] Cfr. R. De Felice, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario (1936-40), Einaudi, Torino, 1996, pp. 8 e ss.
[2] Cfr. R. De Felice, Mussolini il duce, gli anni del consenso (1929 – 1936), Einaudi, Torino, 1996, p. 491.
[3] Ivi, p. 486.
[4] Cfr. W. Shirer, Storia del Terzo Reich, Einaudi, Torino, 1990, p. 339.
[5] Cfr. R. De Felice, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario (1936-40), Einaudi, Torino, 1996, pp. 480 e ss.
[6] Ivi, p. 20.
[7] Ivi, pp. 483 e ss.