
di Giulia Pugliese
I generi cinematografici, i formati e le lunghezze cambiano, e se una volta i cortometraggi erano piccoli film, che qualcuno considerava di dignità minore, ora i cosiddetti corti diventano, per registi anche affermati – vedi la selezione del Festival di Locarno Corti d’autore – modi di sperimentare e riscrivere il linguaggio cinematografico, condensandolo e creando altro. Non solo dei “film brevi”, ma storie e modi di raccontare con una propria dignità, che usano diversi linguaggi e giocano con generi come l’animazione e il documentario.
Lo ShorTS International Film Festival a Trieste dal 28 giugno al 5 luglio, è il tributo a questa vecchia ma rinnovata forma di cinema, che spesso è un inizio per molti registi alle prime armi con poche risorse, ma non è più solo questo, dove spesso il genio emerge più forte perché LESS IS MORE. Una selezione di 54 cortometraggi passati al Festival si trova su MY MOVIES ONE.
EATH COAL
Animazione – Francia – 12’44
Questo cortometraggio di Bastién Dupriez è proprio l’esempio di come questa comunicazione cinematografica non sia minoritaria o povera. Un cortometraggio d’animazione, che è un genere in piena evoluzione, sempre più legato a ottiche sociali e storiche. Eath Coal non solo usa un’animazione artistica che in 12 minuti cambia, ma questi cambiamenti ci parlano dell’evoluzione del lavoro umano, ricordandoci vagamente per le tematiche Manodopera e, per l’animazione, anche se distinguendosi da Invelle.
L’opera racconta la trasformazione del lavoro umano, prima attraverso una delicata messa in scena del lavoro agricolo, con gli uomini e le donne quasi abbozzati, una vita semplice, faticosa, ma dove i corpi ci sono, le mani e i volti rugosi quasi come quelli delle sculture di Auguste Rodin. C’è spazio per un’umanità fatta di raccolti, lavori duri e pasti da condividere, poi quei corpi si sgretolano e diventano fiammelle, sagome senza dettagli e strumenti produttivi per una forma di lavoro non umana, anch’essa. Il cartone animato prende un’altra dimensione visiva e sonora, attraverso musica jazz creata appositamente per l’opera, che mette in scena la trasformazione umana.

KAFKA. IN LOVE
Animazione – Repubblica Ceca e Lettonia – 10’11
La Lettonia, dopo l’Oscar di Flow, sta diventando una sorta di centro europeo per l’animazione, anche questo prodotto molto interessante di Zane Oborenko lo dimostra. Un’animazione mista: disegno, patchwork e video editing in bianco e nero, per raccontare il grande scrittore tedesco Franz Kafka, non dal punto di vista del letterato, ma da quello umano, raccontando i suoi sentimenti e le sue fragilità, abbozzando volti, suggestioni pittoriche e momenti reali che attraverso l’animazione diventando altro, un linguaggio poetico. La parola e le immagini ci raccontano uno spaccato intimo della sua vita, che dimostra una ricerca, un’attenzione e una raffinatezza del progetto. Oltre a ciò, le parole di Kafka, spesso così legate al surreale, al filosofico e all’immaginazione, prendono una forma reale ed umana.

HIPPOPOTAMI
Finzione – Cina/Hong Kong – 12’40
Stralunato, surreale, ricco di colori, di riferimenti e di situazioni, senza avere una trama definita, il cortometraggio inizia con la domanda “Stai aspettando Godot?”, dandoci subito il chiaro segnale che questo viaggio sarà particolarmente strano.
Il cortometraggio di JJ Lin ci parla di un mondo in cui gli sconosciuti parlano di arte e animali, solo per dimostrarci che le cose possono essere viste da diverse prospettive, persino i problemi di matematica. Ma ci dà anche uno scorcio su una Cina contemporanea, dove le campagne e chi ci vive soffrono la demarcazione dalla città e dal capitalismo. Il film trova la sua forza nello sguardo e nell’interpretazione della sua piccola protagonista, che sembra capire e scoprire più degli adulti. Rimane un prodotto misterioso, da codificare, ricco di sfaccettature e che si presta a più interpretazioni, come lo sono le interazioni dei suoi protagonisti. Complesso e affascinante.

I LAY FOR YOU TO SLEEP
Finzione – Qatar – 14’33
Il lutto e la morte sono argomenti spesso trattati dall’arte cinematografica, un esempio Ingmar Bergman e Krzysztof Kieślowski. Ali riceve una minaccia di morte, forse dal padre, che diventa una profezia. Ma il cortometraggio di Ali Al-Hajri non parla solo del dolore dei famigliari per questa perdita improvvisa, ma anche di una sorta di rimpianto per non essersi capiti in vita.
Il cortometraggio, lavorando anche sulle location così spoglie, facendosi aiutare dall’avvenenza dei suoi protagonisti, crea immagini suggestive ed evocative legate alla morte, alla famiglia, ma anche ai riti funebri del Qatar. Tutto è soffuso e delicato, anche la scena dell’incidente, ma riesce a trasmettere il senso d’impotenza e lo smarrimento. La presenza di animali come la capra e la colomba ci fa entrare nella sfera del sacrificio e della volontà di una sorta di pace, per una famiglia che non ha saputo dire le cose al momento giusto. Un po’ come la madre dell’opera teatrale di Federico García Lorca, Nozze di sangue, la madre di Ali impasta il pane come se fosse la carne di suo figlio.
Ali, sotto le vesti di un fantasma quasi come quello di Ghost, troverà la pace e riuscirà a perdonare la sua famiglia.

LAST ONE
Documentario- Italia – 8’
Il cortometraggio può essere anche documentario. Nello specifico, questo di Massimiliano Milic ci ricorda la tradizione dei mulini e dei mugnai, attraverso i racconti di Christian Zoratto, che in passato era un agente commerciale per prodotti nucleari e in seguito ha rilevato il mulino di suo padre a Codroipo, in Friuli Venezia Giulia. Due realtà che si sono estinte in Italia.
Il protagonista dell’opera ci mostra le attività del mulino, tra cui la battitura del baccalà a mano, gli ultimi a farlo in Europa, e ci racconta di un tempo che non esiste più.
L’opera, nella sua semplicità, prende valore di testimonianza, oltre che valore politico, nel dire che è necessario tutelare queste tradizioni, che non sono legate solo ad aspetti nostalgici, ma anche a una cultura alimentare del nostro paese. Mentre si guarda il film si ha proprio l’impressione di un mondo che sta scomparendo e un senso inesorabile di questa perdita si sente.
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