Il Jump Cut

a cura di Letizia Piredda

Uno dei principi del decoupage classico è quello della continuità, che ha lo scopo di assicurare il massimo di scorrevolezza possibile al  flusso di immagini da un’inquadratura a un’altra. Un ruolo centrale in questo ambito l’ha giocato il raccordo che ha il compito di mantenere degli elementi di continuità fra un piano e l’altro.
Al contrario ci sono modalità di montaggio discontinuo che trasgrediscono queste regole.
Tra le forme di discontinuità spaziale uno  è quello della violazione del sistema a 180°, un altro è quello del jump cut , ed è su questo che ci soffermeremo.
Il Jump cut in italiano viene spesso definito come falso raccordo, o montaggio a salti.

Il falso raccordo mette in successione due o più inquadrature di uno stesso personaggio troppo simili l’una all’altra sul piano della distanza e dell’angolazione e che, quindi, non rispetta la regola del cinema classico che vuole che due inquadrature consecutive su uno stesso soggetto siano abbastanza differenziate, per giustificare il passaggio dall’una all’altra.

Il montaggio a salti consiste in una successione di inquadrature, sempre su uno stesso personaggio, che, divise da brevi intervalli di tempo, ce lo mostrano in posizioni che cambiano di netto, senza transizione, nel passaggio da un’inquadratura a un’altra (es. prima seduto/poi in piedi).
Il più usato, comunque, è il falso raccordo. Vediamone due esempi.

Molto nota la sequenza di Fino all’ultimo respiro( A bout de souffle ,1960) in cui i protagonisti Patricia (Jean Seberg) e Michel (Jean-Paul Belmondo) conversano in macchina. Godard mette in successione ben quindici immagini della donna, ripresa di spalle, che implicano brevi e immotivate ellissi temporali e presentano minime e altrettanto immotivate , variazioni sul piano della distanza e dell’angolazione.

Hitchcock ha fatto uso del jump cut nella celebre scena dell’omicidio della doccia in Psycho. Tale sequenza presenta due jump cut, in cui Marion, sola sotto la doccia è mostrata per due volte da due coppie di inquadrature troppo poco differenziate tra di loro sul piano dell’angolazione e della distanza.

Hitchcock vi ha fatto ricorso, non per attaccare il modello di rappresentazione dominante, come accade in Godard, bensì per creare un effetto di suspense. Di fronte a questi falsi raccordi lo spettatore non può che vivere un senso di inquietudine , in quanto si trova di fronte a visioni estranee a quelle a cui il cinema classico lo ha abituato. Hitchcock utilizza l’ eccezionalità dei modi di rappresentazione, per preparare l’eccezionalità di quello che sta per accadere: l’efferato omicidio della doccia.

Informazioni su Letizia Piredda 179 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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