di Pino Moroni
Remake è una nuova versione o rifacimento di un’opera, in genere fiction di tipo audiovisivo già esistente.
Nel cinema si è sempre assistito ai remake, ossia alla riedizione di qualche classico di genere. Fra i più ripetuti nel tempo sono le biografie filmate di grandi personaggi della storia, della letteratura, della scienza, della politica (Alessandro, Cesare, Napoleone, Spartaco, Cleopatra, Ben Hur, Wilde, Wolf, Freud, Churchill, ecc.), le guerre (romane, crociate, europee, mondiali, ecc.) i mostri e gli alieni (King Kong, Godzilla, Jurassic, Alien, La guerra dei mondi, ecc.), i film di vampiri e zombi (Nosferatu, Dracula, Twilight, La notte dei morti viventi, ecc.), i gialli ed i thriller (i personaggi di Agata Christie, Raymond Chandler, John Le Carrè, Stephen King ecc.), le grandi storie d’amore (Un amore splendido, E’ nata una stella, Incantesimo, ecc.). Oggi le serie TV e le serie delle piattaforme on line (Netflix, Amazon, Disney, ecc.) stanno saccheggiando tutti i film più celebri e più conosciuti dal grande pubblico, diluendoli in episodi di stagioni senza fine.
Molti dei film prodotti nei primi cento anni di cinema sono stati tratti da opere letterarie, ma uno degli autori più adattati, anche più volte in un breve periodo, è stato sicuramente Ernest Hemingway. E sempre, anche nelle seconde o terze versioni, da registi già molto famosi. Una carrellata di titoli la dice lunga sulla popolarità della sua scrittura e sulla facilità di trasposizione cinematografica, come nessun altro scrittore.
Hemingway con la sua vita ribelle e trasgressiva e le sue esperienze internazionali (Italia, Francia, Spagna, Cuba, Kenya, Uganda, Cina, Birmania, Armenia, ecc.) come soldato, corrispondente di guerra, cacciatore, pescatore, amante, turista; con il suo sprezzo del pericolo, amore per la caccia grossa, per le corride, per le donne e per i luoghi esotici, ha impersonato l’immaginario collettivo romantico del ‘900, identificato nell’amore e nell’avventura, anche estremi. In molti romanzi ha raccontato sé stesso e le sue esperienze, ma con uno stile antiretorico, rigoroso, sintetico e pieno di ritmo è riuscito a non far capire la sua intromissione nelle storie, sempre come solo un testimone oggettivo degli eventi narrati.
Produzioni di film tratti dai suoi romanzi o racconti.
Per chi suona la campana (1943) di Sam Wood con Gary Cooper e Ingrid Bergman. Passione selvaggia (1947) di Zoltan Korda con Gregory Peck e Joan Preston. Le nevi del Kilimangiaro (1952) di Henry King con Gregory Peck e Susan Hayward. Le avventure di un giovane di Martin Ritt (1962) con Paul Newman e Jessica Tandy. Isole nella corrente (1977) di Franklin J. Schaffner con David Hemmings e George C. Scott. Soldier’s home (1977) di Robert Young con Richard Backus e Nancy Marchand. Donne, uomini. Storie di seduzione (1990) di Ken Russell con James Wood e Melanie Griffith. After the storm (2001) di Guy Farland con Benjamin Bratt e Mili Avital. Il giardino dell’Eden (2008) di John Irvin con Jack Huston e Mena Savari.
Gli indimenticabili remake.
Addio alle armi (1932) di Frank Borzage con Gary Cooper e Helen Hayes. Addio alle armi (1957 remake) di Charles Vidor con Rock Hudson e Jennifer Jones. Amare per sempre (1996 remake) di Richard Attenborough con Chris O’ Donnell e Sandra Bullock.
I gangsters (1946) di Robert Siodmak con Burt Lancaster e Ava Gardner. Contratto per uccidere (1964 remake) di Don Siegel con Lee Marvin e Angie Dickinson. Gli Uccisori (1956 short remake) di Andrej Tarkoskij. Vrasesit (2014 short remake) di Ergys Meta.
La sua donna (1950) di Jean Negulesco con John Garfield e Micheline Presle. My old man (1979 remake) di John Erman con Warren Oates e Eileen Brennan.
Il sole sorgerà ancora (1957) di Henry King con Tyrone Power e Ava Gardner. Il sole sorgerà ancora (1984 remake) di James Goldstone con Robert Carradine e Jane Seymour.
Il vecchio e il mare (1958) di John Sturges con Spencer Tracy. Il vecchio e il mare (1990 remake) di Jud Taylor con Antony Quinn. Il vecchio e il mare (1999 cartoon remake) di Alexandr Petrov.
Ma i remake più famosi sono quelli che riguardano il racconto To have and have not pubblicato a New York dall’editore Scribner nel 1937. Era composto di tre racconti scritti in periodi differenti, ma con lo stesso personaggio Harry Morgan, capitano coraggioso, proprietario di una barca da diporto e con lo stesso ambiente, quello delle isole Key, ultimo lembo di Florida a pochi chilometri da Cuba. Posto amatissimo da Hemingway, dove ambientò in seguito il famoso romanzo Il vecchio e il mare che gli portò il Premio Pulitzer (1953) e poi il Premio Nobel per la letteratura (1954). Quello che faceva apprezzare il romanzo era quella atmosfera romantica, creata per un cinico, disincantato, dignitoso e perdente avventuriero, in un’area in cui poteva avvenire di tutto.
Il successo di Casablanca (1942) di Michael Curtiz e la guerra mondiale in corso (serviva in quel momento la propaganda contro i collaborazionisti francesi delle colonie) fecero mettere in cantiere alla Warner Brothers, che aveva i diritti, la riduzione del romanzo di Ernest Hemingway, To have and have not, che arrivò nelle sale Usa già nel 1944. In Italia arrivò solo nel 1948 con il titolo Acque del sud. Si dice che il film sia nato da una scommessa fra Ernest Hemingway ed il grande Howard Hawks che erano amici. Hawks adattando, in piena libertà, il romanzo di Hemingway con la sceneggiatura di William Faulkner (anche lui Premio Nobel per la letteratura) e di Jules Ferthman, ne fece uno dei suoi capolavori avventurosi, vincendo la scommessa. Distillandoci i suoi temi più cari, lealtà, dignità, coraggio, senso della giustizia e amore per i perdenti, in un luogo fuori del tempo e della realtà.
La storia si svolge a Fort de France, in Martinica, nel 1940. Harry Morgan (Humprey Bogart) e Eddy (Walter Brennan), un suo amico alcolizzato, portano a pesca i turisti americani. Morgan non crede a nulla, non ha ideali, ma finirà per schierarsi contro i collaborazionisti francesi dei tedeschi. Anche per rifarsi una vera vita, lui che vive come uno sbandato, con la giovane avvenente americana Marie (Lauren Bacall al suo primo film, che Bogart sposerà nella vita e con la quale rimarrà fino alla morte nel 1957). Oltre i duetti e le battute da neofidanzati tra i due, famosa è la colonna sonora di Hoagy Carmichael (anche attore nel film), con canzoni di successo, tra cui la fortemente sensuale How little we know cantata dalla stessa Bacall, detta The look (lo sguardo).
Nel 1950 Michael Curtiz che è alla ricerca di una rivisitazione più movimentata di Casablanca, con il titolo di Breaking Point (titolo italiano Golfo del Messico) torna al romanzo di Ernest Hemingway e con la sceneggiatura di Ronald McDougall, ne fa venire fuori un bellissimo film fedele nel testo e nello spirito dello scrittore. Un’altra scommessa vinta su un romanzo sempre vincente. Harry Morgan è il bel tenebroso John Garfield (interprete dell’erotico Il postino suona sempre due volte tratto dal romanzo di James M. Cain) che morirà giovane appena due anni dopo. La storia si svolge in Messico, buona parte in magnifici esterni, tra amici fraterni (Juan Fernandez), contrabbandieri di uomini (Wallace Ford) e donne bionde e pericolose (Patricia Neal). Con tematiche sociali sui neri e sull’emigrazione che sarebbero scoppiate più tardi ed oggi sono ancora in voga. Ne è venuto fuori un noir anomalo, un altro capolavoro dell’instancabile maestro.
Nel 1958 Audie Murphy, il soldato più decorato d’America, diventato attore di successo di film di guerra, western e polizieschi vuole ritagliarsi un ruolo importante per la sua carriera e con la produzione Seven Arts prende contatto con Don Siegel (regista di capolavori famosi come L’invasione degli ultracorpi) per ridurre nuovamente il romanzo di Hemingway. Il film The Gun Runners (titolo italiano Agguato nei Caraibi) è ambientato nei giorni della rivoluzione cubana ed il capitano Sam Martin alias Harry Morgan (Audie Murphy) trasporta questa volta trafficanti di armi. Senza fare inutili confronti anche questo film si distingue per la bravura di un grande regista (che farà poi il famoso Ispettore Callaghan di Clint Eastwood), per la fotografia delle locations di Hal Mohr, la buona caratterizzazione dei comprimari (Eddie Albert, Gita Hall, Jack Elam), lo stile secco e drammatico accompagnato da una continua suspence.
Captain Khorshid 1987, regia di Nasser Taghvai (basato sul romanzo To Have and Have Not di Ernest Hemingway del 1937)
Ma la sorpresa sulla bellezza senza tempo del romanzo di Hemingway è arrivata nel 1987 con la sua riduzione da parte di un regista iraniano, Nasser Taghvai, appartenente alla Iranian new wave.
Basandosi sulla storia di To have and have not, ambientata in un porto del Golfo Persico, Taghvai ha reso Captain Khorshid (Harry Morgan) un contrabbandiere cattivo ma simpatico, ha ridotto il ruolo femminile, i cattivi sono diventati criminali iraniani in esilio e l’eroe con il suo equipaggio, dopo un cruento scontro con i criminali muore sulla sua barca.
Il film, anche dopo il premio per la regia al Festival di Locarno 1988, viene considerato uno dei migliori film iraniani ed è stato già restaurato dal National Film Archives of Iran.