Il museo dei sogni

di Letizia Piredda

Ieri in occasione del suo 75° anniversario la Cineteca di Milano ha mandato in omaggio ai suoi iscritti diversi filmati. Tra questi Il museo dei sogni [1] è un piccolo gioiello: un cortometraggio di Luigi Comencini del 1949 che rievoca gli albori della conservazione filmica e le vicende che portarono alla nascita della Cineteca Italiana di Milano. Vediamo i Nickelodeon, le prime macchinette dove i bambini potevano vedere attraverso una fessura un’immagine in movimento, manovrando un’apposita manovella; vediamo i primi film fatti con materiale altamente infiammabile, la celluloide.

Da sn: un bambino in attesa di entrare al cinema, varie immagini del processo di distruzione delle pellicole.

Ma vediamo anche che inizialmente la vita di un film era relativamente breve: dopo aver fatto il giro dei cinema da quelli di prima visione a quelli periferici, insomma dopo aver esaurito il suo valore commerciale un film era condannato all’estinzione. La perdita di valore commerciale era solo uno dei motivi: l’altro motivo, se non il più importante, era che i film proiettati dovevano essere distrutti per fare posto a quelli nuovi e soprattutto per evitare che potessero oscurare o competere con essi. Un capitolo davvero terrificante: la pellicola di un film veniva srotolata e tagliata a colpi di accetta in modo da impedirne qualsiasi possibilità di riproduzione. In questo modo andarono persi migliaia di film: le pellicole venivano trasportate in appositi luoghi simili a “cimiteri” dove la celluloide veniva riciclata dopo averne eliminato la gelatina e i sali d’argento. Ma nel 1935 un appassionato di cinema cominciò a fare un’azione di salvataggio delle pellicole: si chiamava Mario Ferrari. Con la sua pazienza e la sua tenacia costituì il primo nucleo di quella raccolta da cui più tardi prese il via l’archivio della Cineteca di Milano. Ma durante la guerra per impedire che le pellicole così faticosamente raccolte andassero distrutte dal regime nazista, furono nascoste nei covoni di grano: tra queste c’era anche un capolavoro assoluto, L’angelo azzurro, di cui i nazisti volevano distruggere tutte le copie perchè la consideravano un’opera d’arte degenere.


[1] Il video è visibile sul sito della Cineteca di Milano previa iscrizione

Informazioni su Letizia Piredda 181 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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