Boiling Point: un intreccio di piatti e infelicità personali

di Angela Caputi

Film britannico, il secondo di  Philip Barantini, girato in due fasi perché interrotto dal covid tra il 2021 e il 2022, con Stephen Graham protagonista, Vinette Robinson coprotagonista, e con Jason Fleming, Ray Pantaki, Malachi Kirby. Dal 10 novembre al cinema in Italia. 92 min. di durata, espansione di un cortometraggio del 2019,  debutta con Arthause, il nuovo progetto editoriale di I wonder pictures dedicato al cinema d’essai.
Vincitore pluripremiato del Taormina Film Fest, con nomination e premi nei festival mondiali, da BAFTA al British Independent film Awards, allo Zurich film festival e al Goteborg film festival.

Tutto accade la sera di Natale nell’ interno di un noto ristorante londinese gestito da un ottimo chef, pieno di problemi personali ma innamorato del suo lavoro. E’ coadiuvato da uno staff variegato, dalla amica sous chef, materna, decisa e competente, agli apprendisti e alla manager figlia di papà. In uno spazio chiuso tra il bancone, la sala, la cucina e le zone del retrocucina (compreso un esterno che non si può definire tale, poiché è un vicolo stretto tra mura), agiscono i personaggi, ciascuno legato ai propri compiti di lavoro e ciascuno portandosi dietro, nel ruolo, i retroscena e la profondità delle singole vite.

La camera si muove in un unico piano sequenza lungo l’intero film con agilità serpentina, tra preparazione di piatti e infelicità personali, intrecciando storie di vita e di lavoro, e restituendo sul piano stilistico la complessità della narrazione e delle persone attraverso l’articolazione continuativa degli ambienti e dei piani di visuale.

Dietro le quinte del film


Tempo, luogo e azione si attengono strettamente alle classiche unità aristoteliche della commedia, e, come in una commedia ben condotta, il ritmo è veloce e sostenuto fino alla suspence, sia nel susseguirsi dell’azione che nella recitazione.  

Alcune scene di Boiling Point di Philip Barantini, 2022

A tratti la commedia si manifesta in chiave umoristica, e viene in mente l’episodio ‘Hostaria’ de I nuovi mostri, meditato e in qualche modo ribaltato. Qui ci troviamo in modo esplicito davanti al ‘tranche de vie’ di una ‘’ commedia umana’’ che, come spesso accade nella realtà, di colpo precipita nell’oscurità del dramma. Di realismo si tratta, ma di un realismo rappresentato con uno sguardo benevolo fino alla com-passione, tale da coinvolgere un pubblico che non può più sorridere, posto di fronte alle domande che il film pone sui rapporti e sulle verità umane.
Ottimo Graham/Andy, molto ben coadiuvato dagli attori dello staff e dal suo antagonista, feroce critico gastronomico e ipocrita amico. La sua visita al ristorante costituisce l’efficace svolta narrativa che porterà il Nostro al giusto punto di ebollizione. Signori, lo chef è servito.

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