Everything Everywhere All at Once. Dove tutto, ovunque, porta ad una vita migliore

di Pino Moroni

Everything Everywhere All at once dei registi Daniels è quest’anno il film vincitore di 7 premi Oscar
E potrebbe sembrare esagerato perché un film fuori le righe, stravagante, demenziale, futuribile, frutto della società dell’effettismo, che non si identifica con gli effetti speciali, ma in una maniera di vedere e raccontare i banali, minimali avvenimenti ed eventi quotidiani, locali o globali come fossero eccezionali, superumani, alieni, costruiti con la più alta scienza e tecnologia.

Oggi nello spettacolo (attraverso la spettacolarizzazione del normale) c’è una ricerca affannosa di qualcosa di strano, di diverso, di super-eroico, distopico, che vada oltre le leggi naturali acquisite, oltre il tempo e lo spazio, il relativismo. Ma poi a vedere bene, ad andare a fondo si tratta solo di un grande bluff.

Questo per dire che in questo momento la nuova scoperta da sfruttare è il Multiverso (concetto ripreso dalle teorie astrofisiche su universi paralleli coesistenti con il nostro) insieme ad una parola ad effetto, con tutt’altro significato, il Metaverso (sviluppo tecnologico della realtà virtuale), con un uso smodato nell’uso quotidiano, moltiplicandone le declinazioni e discutendo sulla prevalenza od interazione dell’uno sull’altro.

Alcune immagini del film

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