Robert Altman ha 100 anni#1

DUE STORIE INDIMENTICABILI DEL SUO PRIMO VENTENNIO DI ATTIVITA’: M.A.S.H. E NASHVILLE

di Tano Pirrone

L’attività di regista di film per il cinema di Robert Altman ha coperto all’incirca 40 anni: inizia presto, ma i suoi primi vent’anni non sono granché. Esplode nel 1970: il suo primo successo è M.A.S.H. (MASH). Ingo Preminger, il produttore del film – da non confondere con il più famoso Otto, suo fratello – racconta che se i finanziatori avessero saputo che roba aveva fatto fino ad allora Altman non avrebbe avuto l’incarico e, molto probabilmente, la sua carriera e la sua storia personale sarebbero state assai diverse. Dopo M.A.S.H. Altman non ebbe grandi successi commerciali, non fu certamente il regista che gli investitori cercavano. Dunque è M.A.S.H. l’evento che dobbiamo andare a vedere da vicino per cominciare a conoscere meglio il regista e comprenderne la forza eversiva, irrispettosa che ha inventato un modo di leggere e comprendere l’America degli Stati Uniti negli anni cruciali che furono quelli del trentennio conclusivo del ‘900.


Siamo negli anni cruciali della guerra del Vietnam, e lui parla degli americani in guerra, ma ne parla tirandoli fuori dalla storia corrente e andando a portare storia e troupe nei primi anni cinquanta, nel triennio della Guerra di Corea[1], in cui dopo appena cinque anni dal termine di WW2[2], Usa e Urss si confrontano fuori dalla Guerra Fredda, anche se per interposti protagonisti: indirettamente parteciparono russi e cinesi; gli Stati Uniti parteciparono su mandato del consiglio di sicurezza dell’ONU, affiancati da altri 17 Paesi, per impedirne la conquista da parte delle forze comuniste nordcoreane.

M.A.S.H., USA, 1970

La vicenda di M.A.S.H., l’ospedale mobile dell’esercito. Ring Lardner Jr aveva scritto la sceneggiatura offrendola ad una dozzina di registi che l’avevano respinta. La offrì anche ad Altman che la accettò convinto che gli altri avessero buttato via un’occasione d’oro. Ne trasse una commedia satirica, graffiante, che andando perfino di là di quelle che erano le intenzioni dello sceneggiatore, mise a nudo l’ipocrisia ufficiale durante la guerra di Corea. Non rispettò niente neanche il sangue degli eroici feriti. Sul piano formale, fu un’opera di altissimo stile.


Il film fece di Donald Sutherland e di Elliot Gould due stelle di prima grandezza; trasformò in una specie di monumento nazionale il personaggio del maggiore “Labbra roventi” O’Houlliahan (interpretato da Sally Kellerman), ma quel che più conta, mise in mostra per la prima volta la grande capacità di Altman di adoperare un linguaggio di un realismo impressionante e la sua sbalorditiva abilità nel montare insieme realismo e satira lasciando il pubblico incerto sulla natura di ciò cui stava assistendo. Fu come realizzazione un autentico tour de force ed anche un messaggio al mondo: un grande talento del cinema americano aveva finalmente messo le ali – anche se l’audacia del suo pensiero non era stata ancora compresa a pieno.
Tra i riconoscimenti, il film ha ricevuto l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale e la Palma d’Oro al 23º Festival di Cannes. Nel 1996 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al cinquantaseiesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella nuova edizione della lista, è salito al cinquantaquattresimo posto.
Il titolo è un acronimo di Mobile Army Surgical Hospital, in italiano Ospedale Militare Chirurgico da Campo, un’unità mobile chirurgica dell’esercito USA istituita nel 1945 per sostituire gli ospedali da campo impiegati fino a quel momento: in seguito impiegata in numerosi scenari bellici (Algeria, India, Birmania, Corea, Vietnam, Iraq). L’ultima unità è stata disattivata nel 2006.

NASHVILLE, USA, 1975

Il 1975 à l’anno di Nashville. Siamo su un terreno completamente diverso, di fronte ad un mucchio di personaggi coinvolti un una girandola cinematografica e tutti in forma smagliante. Questo film è stato inserito in una speciale classifica dei migliori dieci film degli Anni Settanta in cui Altman è l’unico regista a comparire con due opere. Il film è stato da alcuni definito “un’orgia” e la sua descrizione del mondo della musica country è stata ritenuta un’allegoria dell’America. Altri sono stati più cauti: il film è stato certamente ritenuto brillante, ma ambizioso nei suoi assunti. La verità sembra essere che su un film intelligente e indagatore, crudo come sempre è il cinema di Altman, fu fatto un tentativo di appropriazione critica; banale, se vogliamo, in quanto Nashville è strutturato attorno al principio dell’allegoria, per cui – a dirla con Walter Benjamin, «qualunque cosa può significare qualsiasi altra cosa.» Altman disse che suo solo obiettivo era quello di creare un’atmosfera di arbitrarietà in grado di convincere gli spettatori che ciò che vedevano era esattamente «ciò che potevano vedere dallo loro finestra.» E aggiungeva: «Se cambiano finestra vedranno un’altra cosa.»


[1]    La guerra di Corea fu il conflitto combattuto nella penisola coreana dal 1950 al 1953. Essa determinò una delle fasi più acute della guerra fredda, con il rischio di un conflitto globale e il possibile utilizzo di bombe nucleari. La guerra scoppiò a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista.

[2]    È la sigla con cui in estrema sintesi si definisce la seconda guerra mondiale (World War Second), cominciata tanto tempo prima del suo inizio tecnico e forse non ancora finita. Costò quasi 60 milioni di morti.

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Sono siceliota, greco di Sicilia, figlio degli orgogliosi e valenti coloni che fondarono l’antichissima Hydra, che fu poi l’Ayn Sindi degli Arabi e, in ultimo, Francofonte, mio borgo natio. Ho frequentato il liceo classico. Negli anni ’70 ho vissuto due lustri a Palermo, dove ho lavorato svolgendo con passione attività sindacale nella FLM e intensa attività politica. Dal 1981 vivo con mia moglie Paola a Roma, dove, ora, mi prendo cura delle piante della mia terrazza; dei miei amici, che sono sempre meno e sempre più cari; vedo film e serie tv, vado al cinema e al teatro, seguo qualche mostra: leggo, studio; scrivo ogni tanto di cinema, di libri, di teatro, e di altre cose, segnatamente per me stesso. Pubblico pure su RedazioneCulturaNews, Ponzaracconta, Odeonblog, ed altri siti di cinema, di teatro e di poesia. Sono autore di due raccolte di poesie, Mye, 2022 e Poets Are Not Nice, 2025. Ho due figli, Francesco e Andrea, ed avevo un cane, Bam, che continua ad accompagnarmi dovunque io vada. Nell’ottobre del 2022 sono diventato nonno orgogliosissimo di Vittorio, figlio di Andrea e Sara, che, a quanto si dice in famiglia, finirà fra non molto di godere della condizione privilegiata di figlio unico. Sono faticosamente di sinistra, qualunque cosa ciò voglia oggi dire. Sono stato incendiario ed ora dovrei ragionevolmente essere pompiere… ma è tutto sinceramente complicato!

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