Picciridda- con i piedi nella sabbia

di Tano Pirrone

Catena Fiorello è l’anello intermedio della “catena artistica” Fiorello, un tris di successo, che ha inizio con Rosario, continua con Beppe e si chiude con lei, Catena, che oltre alle attività di autrice e conduttrice televisiva esercita il difficile mestiere di scrittrice.

Fra le sue opere si annovera il romanzo Picciridda del 2006, vincitore dell’edizione 2018 del Premio Elsa Morante Ragazzi. L’anno successivo il regista Paolo Licata ha tratto dal libro di Catena la sua opera prima Picciridda – Coi piedi nella sabbia. Entrambi ne hanno curato la sceneggiatura con l’aiuto di Ugo Chiti, uno dei più scafati uomini di cinema e teatro che girano in Italia, che conosce benissimo l’arte di prendere un libro e piegarlo, plasmarlo, fargli prendere la forma di un testo pronto ad essere trasformato a sua volta con la minor fatica e al minor costo possibile in immagini in movimento.

Il regista, Paolo Licata, 40 anni, siciliano di Palermo, è laureato in giurisprudenza, con una tesi che lascia ampiamente trapelare i suoi veri interessi (“Il rapporto di lavoro nello spettacolo”) e rivela la classica storia, che si ripete in molte famiglie: “Prima làureati e poi fai quello che vuoi!”. Paolo così ha fatto: subito dopo la laurea ha frequentato la Scuola di Cinema di Cinecittà e si è fatto una lunga gavetta come assistente di regia in opere liriche (gioca in casa, essendo figlio di musicisti); ha realizzato documentari (passaggio obbligato per porsi criticamente dietro una macchina da presa non solo per vedere che effetto che fa). Ha scritto alcune sceneggiature e poi ha scelto di raccontare una storia ambientata nei luoghi che conosce e che ama, con i colori e i profumi che conosce. Ha un grande merito, Paolo Licata, quello di aver messo Lucia Sardo nelle migliori condizioni per mostrare (se ce fosse stato ancora bisogno) le grandi qualità interpretative. Riuscendoci appieno. Tanto da farle meritare la candidatura al Nastro d’Argento per la migliore attrice protagonista. Il premio è poi andato all’altrettanto brava Jasmine Trinca per La dea fortuna.

Lucia Sardo, siciliana di Francofonte (Siracusa), attrice, da sempre con la passione, la febbre di fare… no, di “essere” attrice. Sempre, in qualunque ruolo, in qualunque spettacolo, per quanto diverso possa essere il peso della sua interpretazione. Conosciamo tutto di quello che ha fatto e non abbiamo perso neanche una puntata di Masseria Sciarra con Santo Pennisi: cucina siciliana, fatta come si faceva in modo serio, un tempo, nelle case dei “cristiani”.

Nel film tutto il cast è di attori siciliani, senza dialetti inventati, con il massimo della verosimiglianza possibile. Così i tipi umani. Per il paesaggio – la location – non si discute: siamo a Favignana e Levanzo, isole Egadi, le antichissime greche “isole delle capre” (Aigatai), che hanno permesso di girare scene ambientate negli anni ’60, con un realismo e una ricostruzione del tempo ineccepibile.

Siamo nella seconda metà di quegli anni, sicuramente dopo il 1965, l’anno in cui Rita Pavone esplode con Viva la pappa col pomodoro (parole di Lina Wertmüller e musica di Nino Rota) cantata nello sceneggiato televisivo Il giornalino di Gian Burrasca di Vampa: nella vetrina di un negozio si vede in bella posa il 45 giri della canzone mandata al successo dall’incontenibile “pel di carota”. Esposti ci sono anche un 45 giri di Mina (La fine del mondo, 1961) e un LP di Adriano Celentano (La festa), pubblicato nell’aprile 1966 e destinato ai lettori del n. 990 della rivista di fotoromanzi Bolero Film.

In quegli ultimi anni ’60 Lucia (Marta Castiglia), una ragazzina di undici anni, ha il dolore di separarsi dai genitori e dal fratellino più piccolo, che sono costretti ad emigrare in Francia per la mancanza assoluta di lavoro e di prospettive nella loro terra amara. Lucia, affidata alla nonna, Donna Maria (Lucia Sardo), si sente abbandonata, tradita e non riesce a legare con la nonna anche per il di lei carattere duro. Anche Lucia ha carattere e determinazione e lo fa valere nei confronti di tutti e in ogni occasione. Arriva finalmente il momento in cui Lucia, può finalmente raggiungere la famiglia, per sempre.

Ma subisce, da un vecchio parente, una violenza, che la umilia, la ferisce e nel contempo accelera la sua presa di coscienza di piccola donna in un mondo che nasconde la violenza anche – se non soprattutto – dentro le mura domestiche o amiche. Parte, finalmente, ricongiungendosi alla sua famiglia. La vediamo da ultimo, con un salto di almeno trentacinque anni, donna matura, finalmente decisa a tornare nell’isola natale. Nonna Maria intanto è morta alla bella età di cento anni, dopo aver trovato una meritata serenità nella sua piccola casa di campagna.

Lucia Sardo, con i lunghi capelli sciolti, con addosso una pesante camicia da notte, è personaggio tragico dell’antico teatro classico, che ripropone e riplasma il materiale mitico ereditato dal mondo arcaico. E lo sublima, lì, nell’isola della capre, riannodandovi l’etimo “tragos” (capro), connotando la storia del film come storia al femminile: storia di subalternità, di violenza, ma anche, infine, di assunzione di coscienza di sé, dei propri diritti inalienabili e delle proprie capacità; di emancipazione, di liberazione.

Attendiamo il regista alla prossima opera, sperando che sia tornata la normalità e che i film possano essere goduti nel loro luogo naturale: la sala cinematografica e, in estate, l’arena (magari sulla spiaggia). Avrà modo intanto di ripensare ad alcune comprensibili ingenuità. Ha la stoffa e l’età per farlo: lo faccia.

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PICCIRIDDA – COI PIEDI NELLA SABBIA, 2019 (95’)

Regia: Paolo Licata – Sceneggiatura: Paolo Licata e Catena Fiorello con la collaborazione di Ugo Chiti – Direttore della fotografia: Lorenzo Adorisio – Costumi: Paola Nazzaro – Scenografia: Paolo Previti – Montaggio Maurizio Baglivo – Produzione: Moonlight Pictures Panoramic Film (Frederic Ollier), Alba Produzioni (Sandro Frezza) – Cast: Lucia Sardo (Nonna Maria) – Ileana Rigano (Zia Pina) – Marta Castiglia (Lucia bambina) – Katia Greco (Rosamaria) – Tania Bambaci (Cettina) – Federica Sarno (Lucia adulta) – Claudio Collova (Zio Saro) – Loredana Marino (Zia Franca) – Nicoletta Cifariello (Natalina) – Maurizio Nicolosi (Aldo) – Mauro Spitaleri (il messaggero) – Ignazio Mazzeo (Giuseppe) – Marco Castiglia (Pietro) – Maria Imbruglia (Donna Sarina) – Ludovico Vitrano (Carmelo) – Anna di Chiara (Rita) – Viktorie Ignoto (Turista) – Valentina Ferrante (Assunta).

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Sono nato in provincia di Siracusa, a Francofonte, l’antichissima Hydria dei coloni greci, quaranta giorni prima che le forze alleate sbarcassero a Licata. Era il 14 maggio 1943. Ho frequentato il liceo classico, ma non gli studi per giornalista, cui ambivo. Negli anni ’70 ho vissuto due lustri a Palermo, dove ho lavorato in fabbrica, come impiegato amministrativo- commerciale. Nel 1981 mi sono trasferito a Roma per amore di Paola, oggi mia moglie. Sono stato funzionario commerciale e Project Manager nel Gruppo Marazzi. Infine consulente d’azienda per Organizzazione Aziendale e Sistemi Qualità. Curo le piante della mia terrazza, vedo gente, guardo film e serie tv, vado a cinema e a teatro, seguo qualche mostra; leggo, divagando e raccogliendo fior da fiore, e scrivo di cinema, libri e teatro per Odeonblog; di altre cose per me stesso. Ho pubblicato anche su Ponza Racconta, Lo Strillo, RedazioneCulturaNews ed altri siti di cinema e teatro. Ho due figli, Francesco e Andrea, ed avevo un cane, Bam, che sta sempre con me dovunque io vada. Sono faticosamente di sinistra; sono stato incendiario ed ora dovrei essere ragionevolmente pompiere.
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