di Riccardo Colella
Incontenibile Russell Crowe. L’attore neozelandese ha preso parte alla masterclass a lui dedicata e organizzata da Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela alla Festa del Cinema di Roma, rivolta alle giovani generazioni e arrivata quest’anno alla 20esima edizione. Proprio in occasione dell’importante kermesse cinematografica romana, l’attore premio oscar ha presentato Poker Face, il secondo film che lo vede impegnato in veste di regista, oltre che di interprete. La lunga attesa sotto il caldo sole di Roma vale il prezzo del biglietto per i fan presenti all’ingresso (tra cui il sottoscritto), quando l’attore si sofferma a firmare autografi e davanti agli obbiettivi dei fotografi, prima di entrare nell’Auditorium della Conciliazione. Poi, proprio come un vero gladiatore, lancia un urlo travolgente e attraversa una sala gremita da studenti di cinema, addetti ai lavori e semplici appassionati. Russell Crowe viene accolto da un autentico boato ed accompagnato dagli applausi e dall’affetto dei presenti in sala.
«Non vedrete alcuna clip o spezzone di film in questo incontro», esordisce l’attore «quello potete tranquillamente farlo a casa. Oggi risponderò alle vostre domande, ma…» sottolinea «solo a quelle degli studenti di cinema, non dei vecchi come me. Perché oggi è di cinema che voglio parlare, non di cosa ho mangiato a colazione. Solamente cinema, di quello che accade davanti e dietro la macchina da presa».
L’andazzo della masterclass è già chiaro dalle prime battute e il pubblico sembra gradire la schiettezza dell’attore. Parte una lunga serie di ricordi da parte di Crowe che si sofferma sui primi anni della sua infanzia, da quando, ancora bambino, si recava sui set cinematografici grazie alla madre, addetta al catering.
«Non ho frequentato dei corsi di arte drammatica o altro, tutto quello che so, l’ho imparato lavorando. Mi sono concentrato sul teatro e sui musical come Grease e The Rocky Horror Picture Show che ho interpretato per ben 415 volte. Facevo il deejay e il barman. E come cameriere ero fottutamente bravo! Io sono questo. Non sono un ragazzo di Hollywood».
Poi le sue riflessioni: «Scrivere canzoni e suonare sono la mia grande passione ma non ci pago le bollette… Ecco perché non dovete dar retta a chi vi dirà di concentrarvi su di una sola cosa. I desideri sono possibili, perciò non lasciate che vi dicano il contrario. Non date retta a queste stronzate. Se avete una passione non sprecatela: è una fortuna, consideratevi dei privilegiati. Non sprecate le vostre energie e convogliatele verso ciò che vi piace. Seguite le vostre passioni».
Russell Crowe inizia così a rispondere alle domande che gli arrivano dal pubblico: «Essere degli outsider? Vi dico una cosa, non abbiate vergogna di esserlo. Perché capita a tutti ed anche io lo sono stato. Sono nato in Nuova Zelanda nel 1964 e credo che in quegli anni non esistesse nemmeno un canale televisivo. Capita a tutti di sentirsi fuori posto ma è la vita».
Alcune foto della Masterclass dedicata a Russell Crowe
L’attore passa a ricordare il film che gli ha dato la celebrità e il suo rapporto con Ridley Scott: «Lavorare con lui, all’inizio, è stato davvero duro. Non sapeva ben relazionarsi con gli attori ma poi col tempo è cambiato ed oggi è tra i migliori con cui si possa lavorare. E per quanto riguarda le insicurezze, sappiate che quando eravamo sul set de Il gladiatore, Joaquin Phoenix non si presentò alla prova costumi. Andò da Scott e gli disse “Cosa cazzo ci faccio qui? Ho indossato quei costumi e mi sono visto allo specchio… Io sono solo un ragazzo che viene dalla Florida, dovrei vestirmi da gelataio e salutare quella gente? Non dovrei essere qui, questo non è il mio posto”. Per farvela breve, abbiamo impiegato tutta la fottuta mattinata per convincerlo ad entrare in quell’armatura e a superare le sue insicurezze. E alla fine, lui ha offerto quella performance che tutti avete potuto ammirare».
L’attore ha quindi parlato dei ruoli che ama ricoprire: «Non è necessario che io sia il protagonista, e né voglio essere il millesimo attore che porta in scena Shakespeare. Forse avrò un ego smisurato ma questo sono io e anche l’ego serve. Ho sempre prestato grande attenzione ai dialoghi. Me ne innamoro profondamente. Accetterei anche una parte piccolissima, pur di esprimere quella profondità emotiva che cerco in un dialogo».
Ancora un passaggio sui film che lo hanno maggiormente impegnato, sia emotivamente che fisicamente, come A Beautiful Mind e Cinderella Man, prima di sedersi tra il pubblico e presentare in anteprima la struggente ballata che accompagna i titoli di coda di Poker Face e scritta dallo stesso Russell Crowe. Poi, le sue energie iniziano ad esaurirsi ed arriva il momento dei saluti. Applausi a scena aperte per un attore che, arrivato dall’altro capo del mondo, non ha mai nascosto la sua simpatia per la città di Roma, naturale palcoscenico per un gladiatore come Russell Crowe.