Brevi di critica: Il caso Belle Steiner (2024) di Benoît Jacquot.

di Letizia Piredda

I romans dures che potremmo tradurre come romanzi neri  erano i romanzi che George Simenon scriveva senza la presenza di Maigret. In inglese sono chiamati Romanzi Psicologici.  In genere si tratta di romanzi incentrati su uomini qualunque, senza particolari qualità, molto schivi e solitari, sui quali piombava un evento tragico sconvolgente  che li costringeva a interrompere la loro vita routinaria.
In molti casi la tensione di cui i protagonisti diventano oggetto li porta a un imbarbarimento identitario che può sfociare in reazioni abnormi e assolutamente imprevedibili. Il film si basa sul romanzo La morte di Belle (1951). Il protagonista è Pierre (un Guillame Canet mostro di glaciale bravura) un professore di matematica che passa le sue giornate nel suo studiolo a correggere i compiti e a perdersi in chilometriche formule matematiche scritte alla lavagna. Con la moglie Clea, un’eccezionale Charlotte Gainsburg, una donna molto dinamica, vivono in una non precisata città di provincia francese.

Il fatto stravolgente qui è l’uccisione di Belle, figlia di un’amica di Clea, una giovanissima e attraente ragazza, ospitata nella loro casa per motivi di studio. La notte in cui viene uccisa Belle a casa c’era solo Pierre, che non ha sentito nulla, è andato a dormire e la mattina dopo, con la sveglia solerte della moglie, è andato al lavoro.

Qui la gogna mediatica e lo stigma sociale c’è tutto: Pierre diventa il primo e unico sospettato, oggetto di pesanti interrogatori, bersagliato senza sosta dai media, da telefonate anonime e da scritte sui muri. E soprattutto oggetto di insinuazioni sulle sue tendenze sessuali, e voyeristiche. Nonostante la sua, in apparenza, imperturbabile maschera glaciale, lo vediamo in certi momenti vacillare e, solo, la piena solidarietà della moglie gli impedisce di avere reazioni all’eccesso.  

Ed è tutto credibile quello che succede anche se di fatto l’omicidio resta senza un colpevole. Solo la scena finale getta un’ombra che potrebbe ribaltare tutta la storia: e qui il film si chiude lasciando a noi la

decisione definitiva. Gli attori Guillame Canet e Charlotte Gainsburg sono di una bravura superlativa, il film con altri attori non potrebbe avere la stessa tenuta.
E, se proprio non reggiamo l’incertezza del finale, possiamo buttarci a corpo morto sulla lettura del libro!

Informazioni su Letizia Piredda 201 Articoli
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Ha frequentato per diversi anni Corsi Monografici di Analisi di Film e più di recente Corsi di Critica Cinematografica presso Sentieri Selvaggi, Longtake e La Critica ritrovata. Ha tenuto Seminari su tematiche di cinema presso l’Università di Perugia. Da 3 anni collabora con il sito Longtake. Ha vinto il Concorso di Critica Cinematografica over30 nell’ambito del Longtake Film Festival 6 Edizione, 2024

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