“Una cosa l’aveva già capita di questo Sebastião Salgado: che gli importava veramente degli esseri umani, dopotutto gli esseri umani sono il sale della terra.”
Il grande fotografo Sebastião Salgado è morto il 23 maggio a Parigi, non nella sua fazenda brasiliana, dove aveva costruito l’Istituto Terra, e nemmeno in viaggio, come ha fatto per lunghi periodi della sua vita, vedendo luoghi e situazioni che l’hanno reso un testimone privilegiato dell’animo umano e della vita sulla Terra. Il fotografo ha viaggiato in 130 paesi e portato avanti progetti ambiziosi, come fotografare la fame del Sahel durante la carestia degli anni ’80, o visitare miniere, fabbriche e luoghi dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo con il suo progetto fotografico Workers.
Sebastião Salgado è un uomo che non ha solo voluto scattare belle foto o smuovere la coscienza delle persone, ma ha cercato di descrivere e capire l’animo umano. La sua è una profonda investigazione sociologica, ed è questo che Wim Wenders, un altro grande indagatore dell’essenza umana, gli riconosce nel film: non solo un viaggiatore, un fotografo eccellente, un padre (visto che l’aiuto regista del film è il figlio di Salgado, Juliano), ma anche una persona capace di trovarsi nel posto giusto al momento giusto e in grado di abbracciare, molto prima che diventasse di moda, la tematica ecologista. Un grande precursore. Il fotografo è un personaggio che potrebbe sembrare uscito dalla penna e dall’immaginazione di Werner Herzog, tanto da chiederci perché Il sale della terra sia stato girato da Wenders e non da Herzog. Il regista tedesco di Fitzcarraldo non sarebbe stato in grado di mettersi da parte come ha fatto Wim Wenders; sarebbe stato più un dialogo che un monologo, come invece è Il sale della terra, una lunghissima serie di immagini intervallate dalla descrizione che ne fa il fotografo stesso. Inoltre, nonostante la drammaticità di alcune di queste immagini, il regista e il fotografo trovano un modo delicato, attento e poetico di parlare di certe tragedie. Herzog avrebbe fatto un altro film, probabilmente mettendo enfasi sull’aspetto avventuroso del lavoro del fotografo e sulla natura umana, così deludente. Invece, ne Il sale della terra c’è anche spazio per una sorta di speranza.
Wim Wenders dà carta bianca, anche estetica, a Sebastião Salgado, riprendendo per gran parte del film il bianco e nero così caratteristico delle foto del fotografo, e solo quando la natura emerge nella sua casa in Brasile, ritorna il colore. Salgado non va pensato solo come un uomo di immenso talento, pieno di intuizioni, quale è, ma vengono anche descritte le sue enormi difficoltà personali e quanto costi essere un testimone privilegiato della storia, come nel genocidio tra Hutu e Tutsi in Rwanda o durante la guerra in Kuwait, quando Saddam Hussein decise di dare fuoco ai pozzi petroliferi (torna Werner Herzog, che su questo aveva realizzato il documentario L’apocalisse nel deserto; i lavori dei due artisti, in qualche maniera, si parlano). Il volto del fotografo spesso emerge dalle sue foto, con dissolvenze incrociate, per raccontare la sua arte e se stesso. È un viaggio a ritroso dove arte, politica e la sensibilità artistica del regista e del fotografo si uniscono. Wim Wenders è anch’egli spettatore di ciò che il fotografo ha da raccontare, ed è un fan: l’incontro casuale con la fotografia di Salgado in un negozio d’arte, l’acquisto di quelle foto come quella di una donna Tuareg cieca che lo commuove fino alle lacrime , e la creazione di questo documentario per raccontare un fotografo dalla sensibilità rara.
Ora che il mondo è una polveriera, popolato da guerre sempre più crudeli e cruente, avremmo ancora bisogno di Sebastião Salgado. Nell’ultima parte del film il fotografo trova spazio per la riflessione sui cerchi della vita, la morte e sul suo concetto di casa. Dopo la sua morte, Il sale della terra è un film da riscoprire, anche per l’incredibile lotta che il fotografo fa per vedere il bello della vita, così da liberarsi dalla paura della morte.
Giulia Pugliese
Scrittrice
Educazione
2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project
2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo
Esperienze lavorative
2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon
2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films
2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take
Premiazioni
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