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di Pino Moroni
Il film American Fiction, tratto dal romanzo Erasure (Cancellazione) di Percival Everett, co-sceneggiato con l’autore dal regista Cord Jefferson, è un atto di accusa ad anni ed anni di cultura americana, declinata in tutti i campi (ma soprattutto in editoria e cinema) chiamata “politicamente corretta’, un ormai troppo esibito antirazzismo, copertura di un altro nuovo tipo di razzismo.
Il film infatti condanna tutti i lavori di fantasia, mistificati all’americana, di storie (nere) afroamericane, che avrebbero dovuto servire a dare spazio alla voce libera delle loro menti migliori. Invece i bianchi con in mano ancora l’editoria ed ogni altra produzione culturale e la missione capitalista di fare profitto, hanno continuato a dare etichette e patenti a tutto, riuscendo a mantenere sempre in tutta la produzione culturale nera quell’idea di ‘autenticamente razziale’ contro cui si erano fatte tante battaglie.
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Per cui non solo gli autori bianchi illuminati ma soprattutto gli autori neri stessi hanno dovuto usare nelle loro produzioni, per avere successo, quegli stereotipi o luoghi comuni di miseria, degrado e violenza familiare e sociale che i fruitori hanno continuato a volere e premiare con il successo.