In genere non pubblichiamo mai due recensioni dello stesso film, ma, come già per Berlinguer.La grande ambizione, anche per questo film è successo che le recensioni fossero molto diverse l’una dall’altra: la prima con un’angolazione decisamente psicologica, questa seconda con un taglio meta-cinematografico.
Ci è sembrato un arricchimento per tutti.
la Redazione
di Pino Moroni
In quella primavera avanzata del 1971 Luigi Comencini girava lo sceneggiato televisivo in cinque puntate Le avventure di Pinocchio nel piccolo borgo ottocentesco delle saline di Tarquinia. L’aiuto regista Silla Bettini conosceva bene Tarquinia perché due anni prima sempre con Comencini aveva girato, di fronte alla Chiesa medioevale di Santa Maria in Castello, una lunga sequenza di scene di Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano.
Silla Bettini, anche come primo assistente e quindi addetto all’epoca anche a tutte le incombenze della troupe, delle comparse, generici e pubblico, non era poi sempre così arrabbiato (con il nome di Cesare) come si vede nel film autobiografico Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini (allora bambina).
Anzi era sempre molto comprensivo con le persone locali, sia perché lo voleva quel gentiluomo di Comencini sia perché i locali (compreso il sottoscritto) erano utili per trovare particolari scorci (ora ci sono i locations-manager) od ottenere aiuti di ogni genere amministrativo (le saline erano del Monopolio) o pratici (il piccolo irrequieto Andrea Balestri era ospite di una famiglia di salinari).
Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini
Certo nel momento in cui si giravano scene in cui c’era folla di curiosi sul set, si metteva quasi davanti alla macchina da ripresa del Direttore della fotografia Armando Nannuzzi perché non comparissero intrusi in scena. Spesso lo aiutavamo a trovare quel discolo di Andrea Balestri (il Pinocchio del film e rimasto affezionato al nostro paese ancora oggi) che era sempre a giocare con i suoi coetanei dentro le vasche del sale o nelle poche case di quel piccolo borgo. Ricordi…!
vedi anche: Il tempo che ci vuole: quando la fragilità diventa forza